Fred Burton, Stratfor, dicembre 2010,
Dopo le rivelazioni di WikiLeaks, le fonti di Stratfor sono venute a conoscenza del tentativo dell'intelligence Usa di impedire che simili fughe di notizie sensibili si ripetano in futuro. Prima dell'11 settembre 2001 non vi era un costante scambio di informazioni nel sistema americano, soprattutto tra Fbi e Cia. Anche le altre agenzie governative denotavano un difetto di comunicazione. Come conseguenza, una delle raccomandazioni espresse dalla commissione sull'11 settembre invitava a una disseminazione di informazioni molto più ampia che permettesse agli analisti di basare ragionamenti e previsioni su evidenze più accurate. Dopo l'esplodere del caso WikiLeaks, si può invece notare un diffuso desiderio di restrizione nel flusso di dati tra i vari comparti dell'intelligence.
Tutto ciò si tradurrà in un danno al sistema, perché gli analisti non avranno più accesso a diversi canali di comunicazione in grado di fornire loro informazioni di dettaglio che, anche se apparentemente marginali, sono spesso suscettibili di indirizzare sulla pista giusta indagini e ricerche, ad esempio in tema di terrorismo. Insomma, quel genere di informazioni che chiunque fosse del mestiere vorrebbe conoscere per contribuire a prevenire e sventare eventi traumatici quali attentati, dirottamenti aerei, attacchi ad ambasciate. L'accesso a documenti di intelligence altamente riservati è uno strumento necessario per produrre dei report che non siano superficiali resoconti di situazioni già note, ma che scavino piuttosto nello specifico e facciano luce su situazioni ambigue o sconosciute.
Nell'opaco e complesso mondo dell'intelligence esistono da sempre distinguo e contrasti tra i vari attori coinvolti nella raccolta di materiale sensibile: sono note le frequenti incomprensioni tra gli agenti operativi, che devono valutare con attenzione la reportistica raccolta e le testimonianze delle fonti e gli analisti, che osservano gli scenari da una prospettiva diversa, seduti nei loro uffici al quartier generale. E' sempre necessario un equilibrio tra questi due generi di attori, per permettere agli analisti di avere i dati che servono per sviluppare il loro lavoro di valutazione e per consentire agli "operativi" di proteggere l'identità propria e delle fonti. Infatti, la percezione della propria sicurezza personale è fondamentale per convincere chiunque a collaborare e a fornire notizie cruciali. La chiusura del sistema informativo che farà presumibilmente seguito all'esplosione del "dossier Assange" metterà in modo un circolo vizioso che inciderà negativamente sull'efficacia complessiva degli apparati di sicurezza e sulla fiducia all'interno della comunità di intelligence americana.