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RUSSIA, STOP VENDITA ARMI A LIBIA
Lucia Sgueglia, Lettera 22, marzo 2011,

Le immagini dalla Libia parlano chiaro: molto fuoco sparato intorno a Tripoli, è Made in Russia, anzi Urss. In guerra fredda i due paesi erano alleati, tuttora il 90% del vetusto arsenale libico è sovietico, e di recente Putin ha firmato col Colonnello contratti per la vendita di armi per 4 mld di dollari, ora andati in fumo con l'embargo Onu. Ecco perché Joe Biden a Mosca oggi (il 10 marzo, ndr) difficilmente convincerà il Cremlino a dire sì alla No Fly Zone sulla Libia: la Russia resta contraria alla "opzione militare". (Durante l'incontro con Biden, il ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, si è dimostrato possibilista ma estremamente cauto sull'ipotesi di No Fly Zone, ndr).

Un vecchio libico con uno Strelka in spalla, missili antiaerei in mano agli insorti di Bengasi che preoccupano l'Onu, e soprattutto quei razzi RPG lanciati dal Colonnello sulla folla. Le immagini dalla Libia parlano chiaro: molto fuoco sparato intorno a Tripoli, è Made in Russia, anzi Urss. In guerra fredda i due paesi erano alleati, tuttora il 90% del vetusto arsenale libico è sovietico.

Ecco perché Joe Biden a Mosca oggi (il 10 marzo, ndr) difficilmente convincerà il Cremlino a dire sì alla No Fly Zone sulla Libia: la Russia resta contraria alla "opzione militare". (Durante l'incontro con Biden, il ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, si è dimostrato possibilista ma estremamente cauto sull'ipotesi di No Fly Zone, ndr). Ma il numero due alla Casa Bianca spera di strapparle il via libera o almeno un'astensione. Più che le violenze in Nord Africa, Mosca piange quei 4 miliardi di dollari in forniture di armi a Gheddafi andati in fumo. L'ultimo contratto tra il Colonnello e la statale Rosoboronexport (1,8 miliardi dollari) è stato firmato a fine gennaio, dopo che Putin nel 2008 condonò il debito libico con l'Urss. Nella lista della spesa stilata da Gheddafi, una ventina di caccia, 12-15 Sukhoi 35, sei Yak-130, tank T90.

E due batterie di S-300, i missili di difesa aerea più avanzati al mondo. Ambiti da Teheran, Washington e Tel Aviv. Inoltre Mosca avrebbe fornito pezzi di ricambio a Tripoli, come quelle parti di aerei che stavano arrivando sulle coste libiche il giorno in cui l'Onu ha deciso l'embargo: la nave ha fatto marcia indietro.
Il contratto di gennaio non è entrato in vigore, assicura Mosca che supporta l'embargo Onu, si è unita alla condanna per i raid sugli insorti, e precisa di aderire strettamente alle regole sulla vendita di strumenti letali nel mondo. Del resto non è certo l'unico paese ad aver venduto armi al libico. Ma dalle rivolte in Nord Africa potrebbe perdere tanto: tutti i paesi del Maghreb sono suoi clienti nell'export d'armi, Algeria in testa, e i cambi di regime farebbero sfumare in totale 10 miliardi di dollari di contratti.

Di certo, se in Occidente molti guardano con cautela alla "primavera araba", ai vertici russi lo scetticismo è totale. I media ufficiali sposano la linea del "complotto americano". Per il presidente Medvedev le rivolte tra Cairo, Tunisi e Tripoli "Non potrebbero mai accadere in Russia", ma rischiano di "portare al potere fanatici islamisti" con un "effetto diretto" sulla situazione nella Federazione: il riferimento non è a un possibile risveglio democratico dei russi per le elezioni 2012 - molto improbabile - ma ai guerriglieri ceceni. Quanto all'ipotesi di una soluzione militare alla crisi libica, risponde Dmitri Rogozin, rappresentante russo alla Nato: «L'Occidente prova a guardare da un punto di vista democratico a queste forze di opposizione che dicono di attaccare i tiranni. Sta di nuovo paracadutando la propria democrazia nell'accezione occidentale», ma, dice, si rischia di alimentare fondamentalismo, flussi migratori e «caos».

 

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