Brookings Institution, aprile 2011,
Shadi Hamid, ricercatore della Brookings Institution, ritiene il conflitto libico un momento chiave della politica dell'amministrazione Obama in Medio Oriente. Gli arabi hanno accolto con favore l'intervento internazionale contro Tripoli, ma i sospetti sulle reali motivazioni occidentali rimangono. Se l'attacco a Gheddafi rimarrà un episodio isolato, si rinforzerà la convinzione che l'America
e i suoi alleati si curano solo di eliminare gli autocrati che abbiano deluso le aspettative e gli interessi occidentali. Quale sarà la sorte dei tiranni che invece rimangono amici dell'America? L'amministrazione è giunta quindi al bivio, tentata di affidarsi alle familiari politiche del passato ma interdetta davanti agli sconvolgimenti che investono il Medio Oriente.
Obama, durante un discorso della scorsa settimana, ha promesso solennemente: "Ovunque siano, le popolazioni in lotta per la libertà troveranno un amico nell'America." Il punto è che, dopo tre mesi di rivolte nel mondo arabo, l'Amministrazione non si è sempre dimostrata pronta ad allineare le proprie politiche alle aspirazioni popolari che sono emerse in quei paesi. Gli Stati Uniti hanno preso le parti degli oppositori tunisini ed egiziani quando i giochi erano pressoché fatti, continuando ad appoggiare altrove regimi non certo democratici. Il doppio standard è parso evidente. Risolvere queste contraddizioni non è semplice. Significherebbe rompere di netto con decenni di sostegno e finanziamento a governi autoritari, disposti a soddisfare gli interessi materiali a breve termine del mondo occidentale.
E' la classica tensione tra interessi e ideali, una vecchia storia. Gli Stati Uniti (e gli europei) ne usciranno soltanto grazie a una ambiziosa visione politica che dia priorità agli interessi di lungo termine. Come già segnalato da altri osservatori, Hamid intravede nel rivolgimento democratico del mondo arabo una grande opportunità strategica per l'America. Un'occasione che, se verrà sfruttata con tempismo, permetterà un recupero della declinante influenza Usa nella regione e, fatto ancor più importante per coloro che ancora credono negli ideali propugnati dal modello americano, faciliterà una transizione epocale in Medio Oriente. L'intervento in Libia potrebbe segnare l'inizio di un'inversione di tendenza nella stanca politica estera del paese guida del campo occidentale. Viceversa, se si trattasse di un'azione isolata (e facilmente interpretabile come opportunistica), finirebbe per accelerare il declino in corso. (A cura di F.L.)