Worldpress, Aprile 2011,Le ultime notizie dal Giappone sono tutt’altro che rassicuranti. L’agenzia nipponica per la sicurezza nucleare e industriale ha reso noto di aver innalzato da 5 a 7 il livello di gravità della crisi nell'impianto nucleare di Fukushima. Lo stesso del disastro di Chernobyl del 1986, gravido di funeste ripercussioni. A ciò si aggiunge la dichiarazione della Tepco, la società che gestisce l'impianto, sui timori che il totale delle perdite radioattive finisca per superare i livelli toccati dall’incidente ucraino di venticinque anni fa. L’Aiea, l’Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica di Vienna, ha reagito con preoccupazione alla notizia, destinata ad alimentare non solo i timori per la salute pubblica in Giappone ma anche ad aumentare la crescente diffidenza internazionale nei confronti dell’energia nucleare.
La situazione in Giappone è drammatica, ammette
Jeffrey Eckel, presidente e direttore generale di Hannon Armstrong (società attiva nel finanziamento di infrastrutture tecnologiche nel settore energetico), nel corso di un’intervista recentemente concessa a
Joshua Pringle, redattore in capo di
Worldpress.org. Tuttavia, prosegue Eckel, senza il nucleare non saremo in grado di ridurre l’utilizzo di combustibili fossili abbastanza da evitare le disastrose conseguenze del riscaldamento globale.
Il nucleare è parte integrate del pacchetto di dure scelte che le nostre società devono prendere per fornire energia a una popolazione mondiale che cresce impetuosamente. Non è possibile, matematicamente parlando, pensare di ridurre in modo significativo l’anidride carbonica senza l’utilizzo del nucleare, ribadisce Eckel, che, pur non appartenendo alla schiera dei più accaniti sostenitori dell’atomo, lo ritiene parte imprescindibile di un puzzle energetico equilibrato e sostenibile.
Il nodo fondamentale è il concetto di rischio. Siamo giunti a un tale livello di sviluppo delle società contemporanee da far apparire velleitario il tentativo di eliminare il rischio tecnologico. Ci spaventiamo per i pericoli improvvisi, ma sembriamo meno preoccupati davanti alle catastrofiche conseguenze del riscaldamento climatico. Davanti ai disastri irreparabili legati all’inquinamento da combustibili fossili, la contaminazione radioattiva di aree limitate del pianeta è accettabile? Forse sì.
Il carbone uccide, e non solo nelle miniere, ma anche nelle strade, attraverso le emissioni nocive. Molti concordano sul fatto che i combustibili fossili nuocciano all’uomo più del nucleare. Se consideriamo che l’80% delle popolazione mondiale vive a meno di ottanta miglia dalle coste, capiamo bene come gli eventi atmosferici incontrollabili (come gli uragani) e riconducibili al
global warming possano essere devastanti. L’uso smodato di combustibili fossili è tra le cause del deteriorarsi della qualità ambientale e dell’equilibrio meteorologico. Molti evocano il solare e l’eolico. Sono d’accordo, peccato che oggi soddisfino nemmeno il 5% del fabbisogno energetico globale, nota ancora il Ceo di Hannon Armstrong.
Chiede Pringle: Si sente di rimproverare qualcosa ai giapponesi? Il gravissimo problema (che in questi ultimi giorni si sta aggravando, ndr) è sorto in un impianto che funzionava basandosi su di una tecnologia vecchia di quarant’anni. Quando si maneggia una risorsa con simili potenzialità è importante minimizzare i rischi sia a livello gestionale che tecnico. Qualcuno ha abbassato la guardia e il danno è stato enorme, dal punto di vista umano, ambientale ed economico.
Ancora Pringle: Tornando alle rinnovabili, quanta dell’energia mondiale potrà essere realisticamente prodotta mediante l’energia del sole e del vento? E il geotermico? Cauto ottimismo per l’eolico, un po’ meno per il solare, che nei prossimi anni ha poche chance di scalfire il predominio dei combustibili fossili. Non bisogna dimenticare, infatti, che nucleare e energia da combustibili fossili garantiscono il
baseload, il carico di base (una quantità di energia costante, ndr); cosa che oggi difficilmente le rinnovabili possono fare data la loro intermittenza.
Il geotermico (l'energia generata per mezzo di fonti geologiche di calore) ha il miglior potenziale tra le rinnovabili, nel senso che è
baseload. Tuttavia, presenta una controindicazione, ossia dipende molto dalla localizzazione geografica: in Nuova Zelanda, Cile, California e nel cosiddetto Anello di Fuoco del Pacifico, Giappone incluso. La geotermia consente anche delle interessanti applicazioni. Le ultime sono gli Egs (
enhanced geothermal systems), ipotesi suggestive che destano tuttavia parecchie perplessità. Con l’obiettivo di produrre energia, i sistemi Egs sarebbero in grado di provocare piccoli terremoti per mezzo di esplosioni sotterranee controllate. Il rischio è che si determino veri e propri terremoti dalle conseguenze imprevedibili e pertanto, nonostante le loro grandi potenzialità, il futuro degli Egs rimane nebuloso.
Parlando invece del presente e del concreto, conclude Eckel, Germania e Cina sono i due paesi che più stanno investendo nelle rinnovabili, anche se, per ridurre sostanzialmente le emissioni nocive, l’efficienza energetica rimane a oggi l’opzione primaria. Vorrei che i governi spendessero tutti i soldi che investono nei sussidi a favore delle varie fonti energetiche per incentivare l’efficienza energetica. O quantomeno che abbandonassero ogni forma di sussidio e lasciassero salire ulteriormente i prezzi in modo da obbligare tutti alla parsimonia energetica. (A cura di Fabio Lucchini)