Worldpress.org, aprile 2011,
Nel suo interessante contributo per
Worldpress.org,
Ioannis Michaletos cita il rapporto 2010 dello
United Nations International Narcotics Control Board. Secondo l'organismo dell'Onu, quattro sono i principali mercati europei dell'eroina proveniente soprattutto dall'Afghanistan e smistata attraverso la Turchia e i Balcani: nell'ordine, il Regno Unito, l'Italia, la Francia e la Germania. La maggior parte delle reti criminali attive nel traffico di eroina sono di origine balcanica. Una tendenza che conferma precedenti dati forniti dallo
United Nations Office on Drugs and Crime, che già tempo fa dava notizia di una nuova alleanza tra i signori della droga sudamericani e la mafia albanese. Se la criminalità organizzata kosovaro-albanese controlla già da tempo il mercato dell'eroina, essa ha di recente esteso le sue attività alla lucrosa importazione di coca sudamericana.
Michaletos nota come la tradizionale struttura del mercato dei narcotici si stia evolvendo, al punto da consentire ormai ai trafficanti di sfruttare in lungo e in largo i principali corridoi regionali, da est a ovest e da nord a sud, ma anche di allungare le mani sul commercio marittimo. Il ruolo regionale (e globale) delle organizzazioni criminali balcaniche specializzate nel traffico di stupefacenti si rafforza anche grazie alla corruzione diffusa e alla debolezza intrinseca che caratterizza le istituzioni statali di paesi come l'Albania, la Bulgaria, il Kosovo, la Serbia, la Croazia e la Bosnia Erzegovina. Secondo uno studio dell'
Interpol, due sono le rotte privilegiate per il traffico di eroina: la via balcanica, che corre lungo il fianco sud-orientale dell'Europa e la via della seta, che si dipana attraverso l'Asia Centrale. Snodo fondamentale per la via balcanica è la Turchia, scalo tecnico di transito per l'eroina destinata ai mercati europei.
La rilevanza del crimine organizzato balcanico è bene illustrata dal caso Saric. L'organizzazione del latitante Darko Saric ha in passato immesso 1.3 miliardi di euro nell'economia serba, ma, secondo le evidenze raccolte dagli investigatori, il potente clan potrebbe averne messi da parte addirittura 5. Saric e soci sono riusciti a "ripulire" e riciclare i proventi del traffico di droga mediante investimenti nel sistema produttivo serbo e montenegrino. Cospicui gli investimenti anche in alcuni paesi dell'Europa Occidentale. Clamoroso il tentativo del clan di smerciare in Europa un carico di quasi tre tonnellate di cocaina proveniente dal Sudamerica (autunno 2009). Cifre che non devono stupire, se si considera il grado di collaborazione commerciale raggiunto da sudamericani e balcanici: un circuito multinazionale che pone seri problemi alle autorità di polizia di tutto il mondo.
Un altro elemento inquietante rimanda all'abilità delle organizzazioni criminali dell'area di infiltrarsi nelle diverse realtà nazionali. Una tendenza a ramificarsi favorita anche dalla natura etnicamente mista di queste consorterie, che reclutano individui di varia provenienza e in grado pertanto di muoversi con maggiore facilità nei rispettivi contesti nazionali di provenienza. In tal modo risulta più agevole reperire le informazioni necessarie a operare con discrezione ed efficacia nei vari ambienti. Una ulteriore complicazione per l'attività di contrasto delle varie forze di polizia, che devono confrontarsi con strutture criminali articolate, flessibili e spesso trasparenti. Uno sforzo di coordinamento investigativo e poliziesco pan-europeo, che sia centrato sulla regione balcanica, risulta quanto mai urgente, suggerisce il corrispondente di Worldpress.org. Anche perché, nota, il mercato della droga non è l'unico appetibile per i gruppi malavitosi.
Ad esempio, nei prossimi mesi potremmo assistere a una diminuzione quantitativa dell'odioso traffico di esseri umani dall'Asia e l'Africa all'Europa a vantaggio di massicci trasferimenti inter-europei che vedranno coinvolti migranti irregolari che si trovano attualmente intrappolati in paesi che vivono una prolungata stagnazione economica. Pensiamo alla Grecia, interessata da mesi da un esodo migratorio di irregolari in uscita che hanno tuttavia il problema di muoversi in mancanza di documenti di identità. Si stimano circa 400.000 persone in questa triste condizione nel paese ellenico, a cui aggiungere altre centinaia di migliaia in Spagna, Portogallo e Italia. Un target succulento per quegli stessi network già attivi nel traffico di armi, stupefacenti e persone. Davanti a una simile occasione di profitto i mercanti di uomini turchi e mediorientali stanno rafforzando la loro partnership con i gruppi malavitosi balcanici per sfruttare, in attesa di una decisione definitiva dell'Ue sull'adesione di Bulgaria e Romania all'area Schengen, ogni eventuale falla nel sistema di controlli alle frontiere.
Infine, è bene valutare le implicazioni economiche di lungo periodo dell'ascesa dell'associazionismo criminale nei Balcani. Il riciclo degli immensi capitali accumulati richiede infatti la collaborazione delle istituzioni finanziarie dell'area, nelle cui casse potrebbero presto riversarsi risorse tali da alterare l'equilibrio finanziario continentale. I paesi balcanici, caratterizzati strutturalmente dalla corruzione del loro settore pubblico e condizionati dalla prossimità al Medio Oriente, potrebbero presto trasformarsi in un importante centro mondiale del riciclaggio del denaro sporco. Questo comporterà la nascita di una nuova élite finanziaria legata a doppio filo con gli ambienti della criminalità organizzata. Un trend già in atto che sarà presto ben visibile. Così, la crescita ineguale dei paesi dell'Unione Europea e l'aumento della disoccupazione in molte aree del continente stanno dischiudendo promettenti orizzonti alle mafie balcaniche, che già hanno saputo cogliere le opportunità create dalle guerre etniche degli anni novanta e dalla riduzione dei vincoli al movimento delle persone dopo l'allargamento dell'Ue negli anni duemila. Dovremo presto confrontarci con un influente potentato economico-criminale vicino al cuore dell'Europa? ( A cura di Fabio Lucchini)