DEBKAFILE. SI INCRINA L'ASSE TURCO-SIRIANO
Debkafile, maggio 2011,
Fonti citate dal sito israeliano Debkafile danno notizia di una profonda spaccatura fra Siria e Turchia, sinora il secondo alleato di Damasco in Medio Oriente dopo l'Iran. Il premier turco, Tayyp Erdogan, avrebbe concesso ai leader dell'opposizione siriana il permesso di incontrarsi in Anatolia nelle prossime settimane. Una cambio di rotta significativo dopo mesi di appoggio incondizionato all'opera di repressione intrapresa dal presidente siriano Bashar Assad nei confronti delle manifestazioni popolari (più di mille i morti). "La Turchia è una democrazia musulmana e non può sostenere dittatori che assassinano i propri cittadini", ha affermato un alto funzionario di Ankara.
Un voltafaccia che sta prendendo forma attraverso tre ulteriori passaggi. In primo luogo, Ankara ha fatto sapere a Damasco di non gradire visite ufficiali siriane nel Paese, anche se la Turchia non è in alcun modo vincolata dalle sanzioni Ue che hanno congelato i beni di Assad e vietato i movimenti del presidente e del suo entourage. In secondo luogo, la repressione siriana dei moti curdi nel nord del Paese sta agitando gli animi della minoranza curda in Turchia, provocando l'irritazione di Ankara nei confronti di Damasco. Infine, i contatti, in passato quotidiani, tra Erdogan e Assad sono stati interrotti, probabilmente a causa dello scarso ascolto prestato del presidente siriano ai consigli del premier turco rispetto alla gestione delle proteste anti-regime. Un fatto non senza conseguenze, che priva Assad della collaborazione dei servizi segreti turchi, una preziosa fonte di informazioni sulle mosse della sua opposizione interna.
E' presto per valutare gli effetti a lungo termine della virata della Turchia, ma, nel breve, l'allontanamento da Damasco potrebbe disinnescare sul nascere un pericoloso focolaio di crisi in un Medio Oriente sconvolto dai moti arabi e scosso dai nuovi contrasti tra Israele e l'Autorità Nazionale Palestinese.
Erdogan starebbe riconsiderando la missione di una nuova "flottiglia" che entro la fine del mese di giugno dovrebbe salpare dai porti turchi per "rompere" il blocco di Gaza. Una flotta di quindici imbarcazioni guidate dal Mavi Marmara, tristemente noto per i sanguinosi scontri con le forze speciali israeliane che lo scorso anno provocarono la morte di nove attivisti. Il primo ministro sembra essersi convinto a ritirare la partecipazione turca, per il timore che la Siria tenti di sfruttare un nuovo scontro tra Turchia e Israele per lanciare un attacco al confine settentrionale dello Stato ebraico e dimostrare la propria solidarietà all'amico Erdogan. Quella solidarietà che Ankara sembra però decisa a spezzare. (A cura di Fabio Lucchini)
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