di Rino Formica-Il decreto di Ferragosto è la trascrizione sotto dettatura dell'editto “Draghi - Trichet”. Draghi non è nuovo a queste performances che superano i limiti del suggerimento tecnico ed investono con forza il campo trincerato dell'assetto ideologico della Carta Costituzionale e della forma di Stato democratico-parlamentare, che i Costituenti scelsero per l'Italia repubblicana.
Draghi ebbe parte non secondaria nel ‘92- ‘93 nel dare il via alla demolizione della democrazia politica ed economica organizzata. I Costituenti assegnarono ai partiti politici il ruolo di corpo intermedio tra Sato e cittadino, e di parte dello Stato democratico, perché doppio era l' esercizio della sovranità del popolo: nei partiti per rinnovare lo Stato (art.49) e nello Stato per costruire una società tesa alla realizzazione del'eguaglianza reale (art.3). I Costituenti furono espliciti nell'indicare una scelta in contrasto con la tradizione liberale in cui il legame individuo-Stato era immediato ed estrinseco.
Altrettanto espliciti furono i Costituenti nel tenere aperta la prospettiva sociale a soluzioni di dirigismo pubblico e al riconoscimento degli interessi privati , indirizzati e coordinati ( art.41). Questavolta l'editto Draghi non si è limitato come nel ‘92-‘93 allo smantellamento dell'impresa pubblica, ma ha chiesto che un decreto di assestamento di bilancio fosse anche un manifesto di mutamento costituzionale e di retorica liberista.
Ed è così che l'allegra brigata dei costituzionalisti, templari dell'Ordine “La Costituzione non si tocca”, non hanno alzato un dito verso chi aggirando le norme di garanzia per il cambiamento costituzionale previste dall'art 138, ha trasfuso nel decreto di Ferragosto per quattro volte(art.1,art.3,art.13,art.15) un indirizzo di mutamento costituzionale con anticipo di disposizioni tese a rendere operativo il radicale di cambiamento della Costituzione. Con un decreto si recita per quattro volte “in attesa della revisione costituzionale” su quattro punti nodali della carta: art. 81 (sovranità parlamentare sul bilancio) art.41 (democrazia economica) e gli articoli relativi alla composizione della Camere e della composizione del governo delle autonomie locali territoriali.
Bisogna tornare al colonialismo per trovare dei mutamenti costituzionali per intervento esterno.
Nella prima repubblica Guido Carli auspicava il vincolo esterno per correggere i difetti della politica italiana.
Oggi Draghi utilizza il vincolo esterno per cambiare senza assemblea costituente la Carta Costituzionale.
Se in Parlamento non ci sono forze sufficienti per cancellare in via preliminare le quattro premesse di mutamento costituzionale, vuol dire che le Camere si sono auto-sciolte. In tal caso bisogna approvare la manovra sui saldi di bilancio e fare ricorso al voto popolare, perché il popolo possa pronunciarsi sui limiti del vincolo esterno del nostro assetto costituzionale e sulla nuova forma di stato repubblicano.