Eugenio Colorni fu non solo uno dei padri fondatori del pensiero federalista italiano ed europeo nato durante la Seconda Guerra Mondiale, ma anche un intellettuale di spicco della storia della politica italiana nonché una figura di primo piano dell'antifascismo italiano e della Resistenza. L'effettivo valore del suo operato politico è però oggi, purtroppo, ancora poco riconosciuto.
Nacque nel 1909, da famiglia di origine ebraica, a Milano, dove frequentò il liceo Manzoni. Studiò, presso la Facoltà di Lettere e Filosofia, con maestri quali Giuseppe Antonio Borgese e Piero Martinetti e si laureò con quest'ultimo presentando una tesi su Leibniz. Scaturì così la sua predilezione per la filosofia della scienza, il cui studio gli trasmise una concezione della filosofia quale incessante indagine metodologica ed epistemologica, connessa razionalmente ai dati del reale e lontana da ogni dogma o ideologia. Accanto all'attività meramente speculativa però, Colorni pose sempre, al centro dei suoi interessi, anche l'azione politica, aderendo a "Giustizia e Libertà" e, dopo il 1933, grazie alla mediazione di Lelio Bassi, al Partito Socialista clandestino, pur mantenendo una visione del socialismo piuttosto autonoma: democratica e riformista. Fu arrestato nel 1938 per l'attività antifascista e socialista, all'inizio della campagna razziale, condotto nel carcere di Varese e condannato a cinque anni di confino pena che scontò nell'isola di Ventotene, campo di detenzione per dissidenti politici, condividendo la sorte di personalità del calibro di Sandro Pertini e Riccardo Bauer.
Fu proprio durante il periodo di prigionia che Colorni conobbe e frequentò assiduamente Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi insieme ai quali elaborò la nuova proposta politica federale. Il federalismo europeo costituì per questi uomini, che pur nutrivano diverse formazioni culturali e politiche, la nuova linea di separazione tra progresso e reazione, il superamento delle vecchie e fallimentari ideologie politiche, oltre che l'unica soluzione istituzionale in grado di dare la pace in maniera irreversibile allo sconvolto continente europeo. Tale novità politica fu sviluppata grazie a quotidiani e intensi dialoghi, scambi di idee e investigazioni filosofiche, che sfociarono nella redazione del fondamentale "Manifesto per un'Europa libera e unita", la cui edizione romana del 1944 Colorni, pur non comparendo tra gli autori, curò, redigendone l'introduzione.
Trasferito al confino di Melfi, da cui evase nel maggio del 1943, pubblicò clandestinamente il primo numero de "L'Unità Europea" e fu tra i fondatori, presso l'abitazione milanese di Mario Alberto Rollier, il 28 e 29 agosto dello stesso anno, del Movimento Federalista Europeo, le cui tesi politiche contribuì a definire. Prese parte attiva alla Resistenza militando nel PSIUP, i cui appartenenti tentò costantemente di sensibilizzare alle tematiche federaliste, fino alla fine della sua intensa e purtroppo breve vita. Fu ucciso alla vigilia della liberazione di Roma dagli sgherri della banda Cook..
In occasione del centenario della sua nascita è stato costituito, il 28 marzo 2008, sotto la direzione di Maurizio Degl'Innocenti, il Comitato nazionale, con l'obiettivo di porre rimedio alla lacuna storiografica sulla sua figura. Il citato Comitato, già promotore di due Convegni sul tema (il primo svoltosi a Roma il 29 maggio 2009 e il secondo a Milano il 16 ottobre dello stesso anno) ha patrocinato anche la giornata di studi "Eugenio Colorni federalista" (Villa Toeplitz, S.Ambrogio Olona, Varese - 22 ottobre 2010) i cui Atti costituiscono il contenuto del volume in oggetto. I risultati delle ricerche effettuate dai relatori, tutti studiosi di alto livello di storia del federalismo, rispondono pienamente all'obiettivo suindicato. Essi documentano e delineano infatti il ruolo che Eugenio Colorni ebbe nella genesi del pensiero federalista a Ventotene: saggi di Luigi Vittorio Majocchi e Francesco Gui, analizzano la specificità e l'attualità della sua riflessione filosofica e politica: intervento di Luigi Zanzi, collocandone inoltre l'operato teorico e pratico nel più ampio contesto culturale e politico dell'europeismo e dei suoi numerosi movimenti, nati nel periodo della Resistenza, tra i quali vengono ricostruite analogie e reciproche influenze: saggi di Fabio Zucca e Daniela Preda, in un confronto anche con altre posizioni politiche: Antonio Maria Orecchia. Si rintraccia infine l'eredità di Colorni tra i socialisti italiani ed europei operanti nell'immediato dopoguerra: contributi di Giuseppe Barbalace e Cristiano Zagari e dopo la firma dei Trattati di Roma: Daniele Pasquinucci.
Dalla lettura del volume emerge un ritratto particolareggiato della figura storica e dell'alta statura morale e intellettuale di Eugenio Colorni, del quale vengono messe in risalto la profondità di pensiero e l'autonomia di giudizio critico, sue qualità precipue, che indussero Altiero Spinelli a definirlo, nelle sue memorie, "maestro dell'anima".
Fabio Zucca (a cura di) Eugenio Colorni federalista, Piero Lacaita Editore, Manduria 2011, pp. 244