Ed Miliband, New York Times, 26 gennaio 2012,
Davos, Svizzera,
Il capitalismo del ventesimo secolo sta fallendo nella società del ventunesimo? I membri dell'elite globale hanno discusso questa inusuale questione mercoledì scorso (
25 gennaio, ndt) all'appuntamento annuale del
World Economic Forum.
Vi è stato un tempo, non troppo lontano, nel quale un dibattito del genere avrebbe avuto luogo solo tra i contestatori che ogni anno trovano rifugio negli igloo sotto i pendii alpini (dove si tiene il meeting, ndt). E' comunque incoraggiante che a più di tre anni dall'inizio della crisi finanziaria globale sia iniziato un tardivo esame di coscienza per trarre le più appropriate lezioni da quanto accaduto.
In Gran Bretagna, diversi membri del governo a guida conservatrice - non ultimo il primo ministro, David Cameron - hanno ripreso l'appello del Partito Laburista per la costruzione di un capitalismo più responsabile. Esiste tuttavia una grande differenza tra l'essere disponibili a parlare di un argomento e l'essere pronti ad agire.
E' la differenza che intercorre tra chi crede ancora che tutto ciò che i governi possono fare è starsene da parte e chi crede che esista un ruolo reale per i governi; in primo luogo, per rivitalizzare le nostre economie e, poi, per stabilire le giuste regole per i successi futuri. La sfida non è allora soltanto per il capitalismo, ma anche per la politica.
Durante il summit del G20 tenutosi a Londra tre anni or sono, il primo ministro Gordon Brown e il presidente Obama guidarono un'azione concertata per risollevare l'economia mondiale dal baratro nel quale era sprofondata. Tre anni dopo, alcuni governi si stanno impegnando in un protezionismo fiscale di corto respiro che al massimo potrà condurre a una timida crescita economica.
Se abbiamo appreso qualcosa dagli anni trenta del secolo scorso, è che i governi non possono limitarsi a fare spallucce, consegnando di fatto i cittadini a un destino di disoccupazione. Trovo tragico e sconcertante che alcuni governi non abbiano ancora imparato la lezione.
Né dovremmo dimenticare le cause dell'attuale crisi della crescita e del debito mentre cerchiamo di riposizionare le nostre economie sul sentiero della stabilità.
Sia gli Stati Uniti che la Gran Bretagna hanno sofferto perché le loro economie erano eccessivamente dipendenti dai profitti artificiali del settore finanziario; gli standard di vita della maggioranza peggioravano mentre la rendita economica premiava l'1% di privilegiati; il modello capitalistico in auge incoraggiava il decision-making a breve termine orientato verso profitti trimestrali piuttosto che la salute del sistema nel lungo periodo; e gli interessi costituiti - dai giganti bancari ai magnati della comunicazione - erano diventati troppo grandi per fallire o troppo potenti per essere sfidati.
Dobbiamo riconoscere che la promessa insidiosa delle teorie conservatrici si è risolta in una realtà precaria, nella quale la ricchezza è stata sproporzionatamente, e spesso immeritatamente, convogliata verso l'alto. Per rispondere adeguatamente all'erosione dei redditi della classe media, su entrambe le sponde dell'Atlantico è necessario che i governanti elaborino nuove idee che chiariscano come le persone possano prepararsi per le loro vite lavorative e quale debba essere l'ammontare congruo del salario minimo.
I governi possono stabilire regole migliori - non necessariamente più numerose - per incoraggiare gli investimenti nei settori ad alta produttività, in modo da agevolare la creazione, la produzione e la vendita di prodotti e servizi reali. Abbiamo bisogno di regole che scoraggino i comportamenti predatori di chi persegue facili guadagni mediante acquisizioni ostili e smembramenti di società: operazioni che non sono nell'interesse degli azionisti, dei dipendenti e dell'economia nel suo complesso. In Gran Bretagna, il Labour sta valutando proposte per rendere più complicata l'acquisizione delle aziende, in modo da salvaguardare il futuro di interi settori produttivi dalle manovre degli speculatori.
I governi devono ricordare di essere stati eletti per servire la gente, non le potenti lobbies che possono pagare per avere accesso e influenza. Troppo spesso i veri nemici del capitalismo di mercato sono alcuni dei principali beneficiari dell'attuale modello, che favorisce i cartelli sui prezzi e lo sfruttamento dei consumatori. In Gran Bretagna, le compagnie aeree devono essere più chiare rispetto ai veri costi delle loro tariffe e le società assicurative non possono continuare a vendere ai consumatori prodotti destinato a erodere il loro reddito di pensionamento mediate esorbitanti tasse di gestione.
Come il presidente Obama ha sottolineato durante il discorso sullo Stato dell'Unione dello scorso martedì (24 gennaio, ndt), il fatto che i più ricchi e potenti evitino di pagare la loro parte in maniera adeguata, è socialmente ed economicamente insostenibile. Io appoggio la proposta di una tassa sulle transazioni finanziarie egualmente imposta ai maggiori centri del commercio internazionale, da Hong Kong e Singapore a Wall Street e alla City di Londra. Sulla questione il governo britannico deve assumere una leadership più decisa in Europa - e tutti i membri del G20 devono dare un contributo perché ciò accada.
La Gran Bretagna ha perso miliardi di sterline di gettito perché leggi superate consentono ai nostri più opulenti concittadini di depositare i loro soldi nei paradisi fiscali off-shore. Le autorità fiscali devono venire a conoscenza del reddito e della ricchezza che vengono celati dietro società di facciata, fiduciarie e altri prodotti finanziari complessi. Se tali regole non possono essere cambiate da un accordo internazionale, tocca ai governi progressisti seguire per primi questa strada e fare da soli.
Come il presidente Obama ha detto nel discorso sullo Stato dell'Unione, è "una faccenda di buon senso" chiedere a un miliardario di pagare almeno le stesse tasse che paga, in proporzione, la sua segretaria. In realtà, nelle stanze di Davos, questa settimana, mi guarderò in torno, domandomi chi paghi le tasse e con quale aliquota - Pagherà di più chi serve ai tavoli o chi consuma le pietanze?
Nel mio paese, io credo che cambiare le regole del capitalismo richiederà un cambio di governo. Ma, più in generale, richiederà un cambiamento in ciò che i cittadini si aspettano da, e domandano a, la politica. La questione non è tanto se il capitalismo del ventesimo secolo stia fallendo nella società del ventunesimo, ma se la politica sia in grado di raccogliere la sfida e cambiare un modello economico bacato (Traduzione a cura di Fabio Lucchini).
Ed Miliband è membro del parlamento britannico e leader del Partito Laburista