La vittoria di Barack Obama ha chiuso con una nota di ottimismo il 2012 delle forze politiche che si ispirano al progressismo. La coalizione che lo ha sostenuto il 6 novembre, elettori non-bianchi, giovani e metropolitani, ha catturato l'immaginazione del centro-sinistra europeo in ripresa. Tuttavia, l'esito americano, condizionato dai profondi cambiamenti demografico-sociali in atto in quella società, non è facilmente replicabile nel Vecchio Continente, dove il rapporto tra voto giovanile e partiti progressisti è decisamente fluido e problematico.
In generale, i partiti che possiamo definire "tradizionali" non sono ancora riusciti ad adattarsi alle nuove forme giovanili di coinvolgimento politico. Si tratta di comprenderne i linguaggi e le rivendicazioni, per poter dialogare e costruire coalizioni. In caso contrario, ogni ipotesi di dialogo verrà definitivamente frustrata. Basti pensare a quanto accaduto in occasione delle elezioni primaverili francesi, caratterizzate da una significativa discontinuità generazionale nei comportamenti di voto. Infatti, il 35% dei giovani elettori ha abbandonato le principali forze politiche, sia di centro-sinistra che di centro-destra. Lo stesso vincitore e nuovo presidente, Francois Hollande, ha riscontrato il più basso livello di sostegno nella fascia di età dai 18 ai 25 anni. Insomma, il legame tra i giovani e le forme tradizionali della politica si va sfilacciando. Non sorprende quindi che i cosiddetti populismi (Beppe Grillo in Italia) e, purtroppo, anche alcuni movimenti politici estremisti (l'estrema destra xenofoba, in Grecia come in Svezia) sinora marginali, stiano riscuotendo sempre maggior consenso.
Eppur qualcosa si muove per superare le rigidità organizzative e l'opacità che molti imputano ai partiti tradizionali. Le primarie che hanno avuto luogo in primavera e in autunno all'interno della sinistra francese e italiana si sono rivelate un successo di partecipazione e trasparenza. Inoltre, in vista delle elezioni tedesche del prossimo anno, l'SPD sta pianificano una campagna porta a porta sulla falsariga del rivoluzionario metodo obamiano. Non è detto che ciò basti a contrastare la comunque solida popolarità di Angela Merkel, ma cionondimeno rappresenta un incoraggiante segnale di vitalità, a patto che i socialdemocratici tedeschi riescano a cogliere l'essenza del precedente americano.
Infatti, come evidenziato nel report mensile che Policy Network dedica allo Stato della sinistra europea e mondiale, la forza del "modello Obama" sta nell'aver compreso la natura sempre più frammentata dell'elettorato contemporaneo. Pertanto, i partiti devono oggi essere in grado di rivolgersi direttamente al cittadino di cui intendono conquistare l'attenzione, la fiducia e il consenso. Mentre il numero dei loro iscritti diminuisce, e mentre declina il peso dei loro alleati classici (sindacati e associazioni no profit), i partiti politici, in particolare quelli di ispirazione progressista, devono cercare nuove partnership per poter orchestrare campagne efficaci. Per questo motivo appaiono sempre più evidenti le ragioni per dialogare con quei giovani che si allontanano dalla politica tradizionale, ma che, mobilitandosi tramite altri canali, non sono affatto l'antipolitica. In estrema sintesi, le fortune elettorali delle forze riformiste europee e la conseguente possibilità di formare governi stabili fondati su un ampio consenso popolare, dipenderanno in buona parte dalla loro capacità di coalizzarsi con i nuovi movimenti che negli ultimi mesi si sono mossi tra web e piazza in cerca di rappresentanza politica. (A cura di Fabio Lucchini)