Carlo Pelanda (Il Foglio)
Scontato che la Turchia mai entrerà nella UE, è opzione dell’Italia valutare con Mosca ed Ankara la formazione di un’area di libero scambio del Mediterraneo orientale. Quest’area avrebbe come capitale economica di fatto la Turchia, capitale finanziaria l’Italia con partner una Russia soddisfatta della consolidata presenza nel mare Mediterraneo. In questo quadro l’ancoraggio della Turchia all’Occidente passerebbe per l’Italia dandole un vantaggio geoeconomico che merita il rischio di un’iniziativa sovrana.(clicca il titolo per seguire)
Ritengo che sia una priorità per la politica estera italiana individuare un ancoraggio solido della Turchia all’Occidente.
1. Ankara non ha più speranza di essere il centro di un mercato con Siria e Iran perché ha di fatto perso la guerra con la prima, perdendola assieme agli ambigui alleati di Qatar e Francia nel contesto di un sostegno contraddittorio da parte dell’America;
2. La Siria stessa - dove Assad sostenuto da Teheran, Russia e Cina, riuscirà a mantenere il dominio dell’area prossima al Libano e con sbocco al mare - verrà frammentata e congelata in una soluzione di tipo “bosniaco”;
3. La politica neo-ottomana di estendere l’influenza turca nell’area islamico-mediterranea e turcofona centroasiatica si è arenata;
4. Lo sviluppo economico a razzo degli ultimi anni, anche favorito dalla attivazione dell’Anatolia meno modernizzata e più islamizzata, pare esaurito;
5. La divisione interna tra islamisti e secolarizzati, nonché tra aree turche occidentali e orientali ha preso forme di conflitto civile aperto;
6. Il partito maggiore AKP sta spaccandosi tra ala moderata, minoritaria, e integralista costringendo Erdogan a seguire la seconda per non perdere la leadership.
In sintesi la Turchia si sta destabilizzando per il venire meno dei sostegni esterni, tra cui il minor assorbimento di merci da parte dell’Eurozona in crisi, ed interni di sviluppo economico. Inoltre la degenerazione spinge il governo a dare risposte sbagliate ai problemi.
La situazione non è tale, ancora, da rendere probabile una divisione della Turchia, per altro densa di etnie diverse, in tre nazioni: occidentale, islamica, curda. Ma tale scenario inizia a prendere profilo. Soprattutto, la Turchia indebolita è oggetto di penetrazione da parte della Cina che ha già un buon controllo dell’Iran, in estensione dell’Iraq per poi connetterlo territorialmente alla penetrazione in Afghanistan e Pakistan, entro una strategia di conquista progressiva dell’Asia centrale, per poi proiettarsi nel Mediterraneo. La Cina non è ancora il nemico diretto dell’occidente, ma è un competitore. Inoltre l’insediamento cinese degli snodi economici è fatto in modo tale da non lasciare spazi ad altri e comporta frizioni da “guerra economica”, in prospettiva persino con l’Italia.
Pertanto mantenere la Turchia nell’area occidentale è un interesse evidentemente italiano. La Germania ha una politica estera mercantile che cerca business comunque in qualsiasi configurazione geopolitica. La Francia è inaffidabile. Il Regno unito senza forza. Ma la Russia certamente non vorrà un’estensione dell’influenza cinese che poi in futuro la stritolerebbe. Quindi, scontato che la Turchia mai entrerà nella UE, è opzione dell’Italia valutare con Mosca ed Ankara la formazione di un’area di libero scambio del Mediterraneo orientale e Mar Nero che includa Grecia, Bulgaria, Romania, Russia (Georgia), Turchia, Libano, Cipro, Palestina, Israele e Italia.
Quest’area avrebbe come capitale economica di fatto la Turchia, capitale finanziaria l’Italia con partner una Russia soddisfatta della consolidata presenza nel mare Mediterraneo. In questo quadro l’ancoraggio della Turchia all’Occidente passerebbe per l’Italia dandole un vantaggio geoeconomico che merita il rischio di un’iniziativa sovrana. Fattibile? Se fatta con incroci di accordi nazionali di libero scambio per non coinvolgere la UE e per rassicurare gli USA, certamente sì.