Fabio Lucchini. Superato con fermezza il turbolento e rischioso esordio della sua premiership, caratterizzato dai falliti attentati terroristici a Londra e Glasgow, Gordon Brown delinea le direttrici politiche che ha in animo di portare avanti nei prossimi mesi. Nel corso della sua prima conferenza stampa a Downing Street, lo scorso 23 luglio, un Brown insolitamente rilassato si č soffermato brevemente sulle questioni di politica interna, notoriamente suo cavallo di battaglia negli anni trascorsi al Ministero delle Finanze, per approfondire invece “le poche cose” che il leader laburista ha dichiarato di conoscere della politica estera.
Brown, innanzitutto, dichiara di voler rinnovare la Special Relationship con gli Stati Uniti, considerando lo stretto connubio con Washington di importanza strategica per il Regno Unito, l'Occidente e per il mondo intero. Molti osservatori ritengono che il nuovo corso britannico intenda prendere le distanze dalla linea politica dell'Amministrazione Bush, che ha invece avuto una sponda imprescindibile a Londra negli anni di Blair a Downing Street. Ciononostante, l'orientamento atlantista del governo laburista non č in discussione. Di piů, il governo Brown potrebbe svolgere un importante ruolo di mediazione tra l'Europa continentale e gli Stati Uniti, i due poli dell'Alleanza Occidentale che, dopo i duri dissensi sull'opportunitŕ della guerra in Iraq, si stanno faticosamente riavvicinando. Rispetto a Blair, il neo-premier ha il vantaggio di non essersi compromesso politicamente con il conflitto iracheno, di non essere stato pubblicamente associato ad esso e di poter contare sulla collaborazione di leader europei, come Angela Merkel e Nicolas Sarkozy, disposti a ricostruire un rapporto aperto e cooperativo con gli Stati Uniti.
Brown affronta il capitolo Unione Europea con grande chiarezza, negando ogni intenzione di rinunciare alla sterlina ma dichiarandosi convintamene europeista: “Sono sempre stato a favore dell'Europa, ho sempre desiderato la nascita di un mercato unico ed aperto”. Un rifiuto del protezionismo che avvicina Brown al Presidente della Commissione Europea Josč Manuel Barroso, un altro dei personaggi con cui dovrŕ interagire per ridare slancio al progetto europeo. Sempre in nome dell'economia aperta e della fiduciosa convinzione che la globalizzazione sia un processo in grado di migliorare la condizioni della gran parte dell'umanitŕ, il nuovo premier britannico ritiene sia fondamentale rilanciare a breve i negoziati tra le grandi potenze economiche per costruire un sistema commerciale globale genuinamente multilaterale.