Litvinenko ha pagato la sua insubordinazione rispetto alle direttive impartitegli dai servizi russi per i quali lavorava e la sua volontà di denunciare una serie di misfatti compiuti dalle autorità russe contro avversari politici, civili innocenti e giornalisti. Dopo essersi rifiutato di partecipare all'eliminazione del magnate dissidente Boris Berezovskji, Litvinenko è riuscito nel 2000 a ripiegare in Gran Bretagna, ma la posizione di scomodo contestatore del regime moscovita ha portato alla sua eliminazione che, come ha sottolineato all'ISPI Fernando Mezzetti (già corrispondente a Mosca per Il Giornale), se non può essere imputata con certezza a Putin va ascritta certamente alla sua responsabilità politica. I due autori hanno comunque preferito insistere sulla dimensione personale della vicenda Litvinenko, rifiutando di addentrarsi in considerazioni squisitamente politiche e ribadendo la loro volontà di testimoniare semplicemente il percorso umano di chi, in disaccordo con i metodi del proprio governo, ha rischiato e perso la vita per opporsi ad un apparato di potere opaco e repressivo. Critica Sociale, presente all'incontro, ritiene invece che il caso Litvinenko rappresenti un monito rispetto ai rischi dell'ulteriore deriva autoritaria di un paese dell'importanza strategica della Russia, nei cui confronti molti governi occidentali dovrebbero prestare maggioreattenzione. Nel caso italiano, ad esempio, a lungo andare, rischia di apparire ipocrita l'atteggiamento di chi, pur dando voce con partecipazione alle vittime della repressione, non ha il coraggio, in nome di una malintesa realpolitik, di agire di conseguenza nei confronti dei carnefici.
Data: 2007-09-20
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