Milioni di persone al di fuori dei confini americani guardano alle elezioni negli Stati Uniti come se il prossimo presidente dovesse avere un'influenza anche sulle loro vite. Dall'Europa all'Asia fino all'Africa, la campagna elettorale statunitense è seguita con un interesse mai riscontrato prima e che sconfina in un sentimento di speranza, da un lato, e di ostilità dall'altro.
Gli entusiasmi stranieri verso la campagna presidenziale sono inoltre mobilitati dalla novità rappresentata da due candidati democratici in lizza: Hillary Clinton e Barack Obama. Ovvero: la possibilità di una donna o di un nero alla Casa Bianca.
«C'è un disperato bisogno che là fuori ci sia qualcosa meglio di Bush» ha dichiarato al quotidiano di lingua inglese Dean Godson, presidente del Policy Exchange, un gruppo di ricerca londinese di stampo conservatore.
Spostandosi in Israele, «le elezioni americane sono guardate attraverso il limitato prisma della propria sicurezza – scrive il giornale di proprietà del New York Times – e la maggior parte degli israeliani ha concluso che la Clinton sarebbe il miglior presidente americano, secondo un calcolo che include anche la familiarità con la quale è guardato il marito di Hillary».
Un forte interesse verso le elezioni americane si registra in Senegal, Stato della parte occidentale dell'Africa, «dove è profonda l'avversione nei confronti di Bush e la speranza che il nuovo presidente sia più aperto nei confronti dell'immigrazione e meno ostile all'Islam».
Oltre ai candidati, a fare notizia è anche la democrazia americana, con i suoi strumenti popolari quali le primarie e i caucus, e con l'immagine dei candidati alla presidenza che conducono le loro campagne elettorali tra la gente, facendosi riprendere in abiti informali e situazioni genuinamente americane. «E' rinfrescante osservare che una grande democrazia funziona nei suoi livelli basilari – afferma Lord McNally, leader dei Liberali democratici nella Camera dei Lord britannica – Nonostante i soldi, la pubblicità, il potere della televisione, la persona che vuole essere l'uomo o la donna più potente del mondo si deve ancora “abbassare” e andare a parlare nelle aule dei comuni di piccole cittadine, fermarsi a parlare con la gente per la strada o fare comizi da un palco improvvisato in mezzo a una piazza». Al di là delle contraddizioni che caratterizzano l'America e le sue politiche, è innegabile che essa rappresenta in questo senso un modello di democrazia al quale guardare.