Il consenso per Nicolas Sarkozy continua a calare. È così da mesi. Dapprima, si sospettava che la causa fosse l'iper-attivismo presidenziale. Poi, con il consolidarsi del trend negativo, si è messo l'accento sulla spettacolarizzazione degli affari matrimoniali del presidente. Quando le cose hanno cominciato a mettersi davvero male si è fatta strada l'idea che fosse tutta colpa della spregiudicatezza politica del Presidente, con la stoccata fatale inferta dal rapporto Attali, la conseguente mobilitazione dei tassisti e l'infausta retromarcia dell'Ump che, quando si è trattato di mettere a rischio le amministrative, non ci ha pensato due volte a prendere le difese della corporazione costringendo il governo ad abbandonare l'ipotesi della liberalizzazione delle licenze. Ora, che la rupture avrebbe avuto un costo sociale elevato, lo sapevano tutti. Cionostante, Sarkozy le elezioni le ha vinte non certo ricorrendo all'ambiguità, ma semmai indicando nomi e cognomi di chi, in debito con la Repubblica per i privilegi ottenuti in era pre-globale, avrebbe adesso dovuto saldare i conti del passato permettendo alla Francia di costruirsi un futuro.Fu il candidato Presidente, infatti, che tra i primi punti del programma di governo, metteva l'abolizione del regime pensionistico speciale riservato ai dipendenti pubblici. Per quale ragione i burocrati di stato, gli insegnanti, i tramvieri avrebbero dovuto continuare andare in pensione prima e meglio dei loro colleghi dipendenti dalle aziende private? Nessuna. Per quale ragione si sarebbe dovuto mantenere un sistema di concessione delle licenze – ai taxi come alle farmacie, i notai, gli avvocati…- che impediva ai giovani di entrare nel mercato del lavoro introducendo concorrenza e meritocrazia? Nessuna. E infatti Sarko è stato eletto.L'immagine del Presidente, tuttavia, comincia a sbiadirsi assai presto. Ma il perché non è poi così chiaro come si tende a ritenere. Non è chiaro cioè se il calo di popolarità sia dovuto alle scelte politiche di Sarko o alla terra bruciata che via via gli è stata fatta attorno, a cominciare dai suoi Ministri per finire con gli oppositori interni al suo stesso partito, l'Ump. Mentre Sarkozy affrontava la piazza, il divorzio da Cecilia, il rocambolesco matrimonio con la bella chanteuse, i suoi ministri sembravano meno intenzionati a difendere le scelte di governo di quanto non lo fossero dal prenderne le distanze. Apparivano ogni giorno più perplessi, timorosi, cauti e, talvolta, persino critici nei confronti del metodo Sarko.Davanti all'opinione pubblica, allora, Sarkozy ha cominciato ad apparire una figura dimezzata, contestata da quegli stessi sodali politici che avrebbero dovuto condividerne le sorti, oltre che la responsabilità di realizzare le riforme promesse in campagna elettorale. È ancora presto per dirlo, ma l'andazzo certo non è dei più promettenti.
Data: 2008-02-12
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