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FINE DELL’UNIONE MEDITERRANEA ?

A dispetto dei critici più accesi, il presidente francese ha riportato una vittoria strategica

Luca Mantovani

A qualche tempo dal Vertice di Hannover tra il presidente francese Nicolas Sarkozy e la cancelliere tedesca Angela Merkel è possibile tracciare un primo bilancio dei progressi fatti dal progetto di Unione Mediterranea promosso dal nuovo Capo dello Stato francese. Nell'esito del vertice molti osservatori hanno voluto cogliere una sua sostanziale rinuncia, mentre alcuni, più avvertiti, vi hanno colto una prima, importante messa a punto. Secondo questi ultimi, dato che dall'inizio di luglio Parigi assumerà la presidenza di turno dell'Unione Europea – ed è l'ultima presidenza a rotazione, avendo il vertice di Lisbona istituito una presidenza permanente – era questa l'occasione più adatta per una riformulazione del progetto, di comune accordo con Merkel, che condivide con il neo collega molte priorità geostrategiche e diplomatiche.

La proposta originaria di Sarkozy è allo stesso tempo innovativa e continuista dal punto di vista della politica estera francese. Egli pensa, sul modello della UE, ad una unione permanente dei Paesi che si affacciano sulle due sponde del Mediterraneo, il mare nostrum, da strutturare progressivamente con istituzioni consimili a quelle europee: un Consiglio del Mediterraneo (analogamente al Consiglio Europeo), e così via. Il presidente ha illustrato la proposta, che ritiene prioritaria, già da candidato presidenziale in moltissimi discorsi ufficiali, ricevendo implicitamente, con l'elezione diretta dai cittadini, una forte legittimazione. Per Sarkozy, il Mediterraneo “ci ha insegnato tutto” ed i francesi stessi sono “i figli dell'Egitto, della Grecia, di Israele, di Roma, di Firenze, di Venezia, di Siviglia”(Ensamble, 2007). Il programma della nuova istituzione, il contenuto politico, è di ampio respiro e di grande lungimiranza: lo sviluppo economico e commerciale, la creazione di una banca mediterranea di investimento, la promozione dei valori dello stato di diritto, il buon governo dell'immigrazione, la creazione di un sistema di sicurezza collettiva, la lotta al terrorismo ed alle organizzazioni criminali transnazionali, una politica comune per l'acqua, il mare, l'energia, la cultura ed il turismo.

Nelle intenzioni del giovane presidente, memore delle esperienze di governo come superministro dell'Economia e ministro dell'Interno, il progetto risponde a due sfide imposte dalla globalizzazione. Prima di tutto, evitare ed anzi impedire lo scontro di civiltà tra Occidente ed Oriente, anche rafforzando (come fece da ministro) il dialogo tra le religioni, argomento di un suo apprezzato volume (Temoignage, 2006). Nel Maghreb, egli scrive, “possiamo vincere o perdere la partita, possiamo avere la pace o la guerra, la parte migliore della civiltà mondiale o il fanatismo e l'oscurantismo, il dialogo fecondo tra le culture o l'intolleranza e il razzismo” (Ensemble, 2007). In secondo luogo, la nuova entità assolve ad una importante funzione geopolitica proprio in quanto “perno di una grande alleanza tra Europa ed Africa che possa divenire, in un'epoca all'insegna della globalizzazione, il contrappeso dell'America e dell'Asia”. La proposta è innovativa, perché vede un dialogo euro-africano diretto da Parigi (peraltro con Madrid e Roma come comprimari) rivolto a tutti i Paesi del Nord Africa e del Medio Oriente, inclusi Israele e la Turchia, sulla cui entrata in Europa la Francia ha ripetutamente e risolutamente posto il veto e con la quale è utile recuperare una relazione amichevole. L'iniziativa si sviluppa inoltre, come dicevamo, anche nel segno della continuità repubblicana con la politica estera di Jacques Chirac, che fu dapprima l'architetto del Partenariato Euromediterraneo e successivamente l'ideatore e il maggiore promotore del Processo di Barcellona, in seguito paralizzato dai conflitti tra Israele ed i membri arabi.

L'Unione Mediterranea, oltre che di tutti i paesi africani, ha raccolto il sostegno della Spagna di Zapatero e l'imbarazzo dell'ormai archiviato governo di Romano Prodi, il cui ministro degli Esteri, troppo cauteloso, non ne ha compreso la portata. E' tuttavia probabile che un eventuale nuovo esecutivo italiano di centrodestra possa e voglia unirsi a Parigi nel giocare questa partita.

Tornando ad Hannover, a dispetto dei critici più accesi - che hanno voluto leggervi la fine dell'Unione Mediterranea - il presidente francese ha riportato una significativa vittoria strategica, che proprio per questo ha reso necessaria la riformulazione del progetto. Infatti, la cancelliere tedesca ha chiesto (anche a nome dei paesi europei del Nord e dell'Est nell'orbita di Berlino) che l'Unione Mediterranea includa tutti i paesi che, pur non essendo della “sponda Sud” della UE, vi fossero interessati, a cominciare dalla Germania. La richiesta è stata di buon grado accettata, nell'interesse stesso del progetto, e ci si può dunque che, nel semestre francese di presidenza della UE, Nicolas Sarkozy esporrà il suo rinnovato progetto.


Data: 2008-03-27







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