Giuseppe Scanni
Si avvicina la fine della economia liberale di mercato ed il ritorno al protezionismo?Si discute negli Stati Uniti sull'opportunità di una soluzione radicale della crisi generata dai prestiti immobiliari senza cauzione. Lo Stato federale dovrebbe immettere la cifra record di tre miliardi di dollari per acquistare i prodotti finanziari partecipati dei crediti immobiliari: lo Stato garantirebbe una cauzione che permetterebbe di regolare il problema del finanziamento delle banche in crisi di liquidità.
Non sappiamo se la Casa Bianca permetterà di utilizzare pubblico danaro per salvare banche a rischio. Se ciò accadesse il motore economico del mondo ammetterebbe che per uscire dalla crisi non basta attraversare un periodo di depressione e che l'inflazione, generata dalla stampa di moneta, è più pericolosa della catastrofe. Non resterebbe che l'intervento dello Stato, perché la quantità di attivo compromessa è troppo importante per essere assorbita dalle intermediazioni finanziarie. Per ricorrere ad una misura così drastica la crisi finanziaria dovrebbe essere considerata crisi di sistema. Ma non è così.
La crisi finanziaria esiste e non vi è dubbio che la finanza è il sangue dell'economia, ma certamente non è né il muscolo né il cervello.
L'impatto del raffreddamento della crescita statunitense sull'economia reale è dovuta ad una debolezza del mercato finanziario statunitense che è legata a logiche matematiche. I “finanzieri matematici” spacchettano i cattivi crediti immobiliari e li rivendono mischiati per quote a pacchetti comprensivi di buoni prodotti, sollecitando così l'impiego di capitali attrattivi per nuovi fondi, a loro volta divisi per quote e venduti al mondo intero. La logica matematica nasconde il peccato originale: deficit di garanzie per l'acquisto di beni. Rivedere le regole dell'economia di mercato per tornare alla statalizzazione degli interventi può essere catastrofico: il malato non sarà più tale ma solo perché è morto. Una regola del mondo liberale è che la finanza, pur essendo un fattore di convergenza dell'economia – perché detta norme comuni – è, tuttavia, al rimorchio delle strutture economiche reali. La Cina deve il suo sviluppo alla sua industria e al suo risparmio, non alla globalizzazione finanziaria.
Il protezionismo è un errore della Storia moderna, avendo sempre generato disastri e la paventata catastrofe della finanza angloamericana per salvare alcuni banchieri non giustifica la marcia indietro del liberalismo.
Dopo la Grande Crisi del '29, il glass steagall act del 1933 regolò fino al 1980 le banche di investimenti e le banche di deposito. Premuto dai banchieri, l'allora Presidente della Fed, Paul Volcker, annullò la distinzione tra i due sistemi, con il risultato che il capitalismo americano guadagnò in crescita e perse in sicurezza.
Garantire il liberalismo, che anima e promuove la democrazia politica, può essere il compito di un nuovo governo multipolare dell'economia.
Data: 2008-03-27
|