Due “summit” importanti dietro fila. A Bucarest quello Nato, a Sochi sul Mar Nero l'atteso faccia a faccia tra i presidenti russo e americano. Il primo, Putin, uscente e subito rientrante nella veste di primo ministro. Il secondo, Bush, destinato a lasciare il potere. Il bilancio? Nella capitale romena, una mezza vittoria per il capo della Casa Bianca, che ottiene il sì dell'Alleanza al piano di difesa anti-missili in Europa dagli “Stati-canaglia” (leggasi Iran) ma si vede “congelare” fino a dicembre la proposta di accogliere nella Nato l'Ucraina e la Georgia ex-sovietiche.
Ma più ampiamente quel che emerge a conclusione dell'incontro sul Mar Nero è che Putin - a maggio sostituito al Cremlino dal presidente e amico Dimitri Medvedev - indica la strada di un rapporto dialogante con gli Stati Uniti dando spazio così, almeno ora, ad uno sforzo di Realpolitik più utile alla Russia che il suo ancestrale e complessato nervosismo nazionalista. La “superpotenza” americana e l'aspirante “nuova potenza”, dopo il fallimento dell'Unione sovietica, debbono trovare in concreto un terreno d'intesa.
Il disgelo di Sochi è comunque una buon notizia per tutti. Come resta positivo il bilancio del summit di Bucarest per l'Alleanza atlantica che ha offerto alla Croazia e all'Albania di entrare a pieno titolo. E si avvia verso un autentico rafforzamento in particolare per il maggiore impegno della Francia guidata dal presidente atlantista Nicola Sarkozy. Accogliendo la richiesta di Bush e del segretario della Nato, l'olandese Jaap de Hoop Scheffer, Parigi invierà un altro battaglione di circa 700 effettivi in Afghanistan, dove si gioca la partita decisiva per difendere il Paese dai Talebani.