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Un Paese senza Stato tra malessere e violenza

DAVID BIDUSSA- La questione di Napoli si riassume nel sapere chi è il padrone del territorio e chi rappresenta sul territorio l’autorità

David Bidussa
Alle volte pensare per comparazione serve. Si provi a ritornare con la memoria a tre anni fa, nelle notti bianche delle banlieus parigine. Allora un'ondata di violenza, di rabbia sociale improvvisamente fece emergere quella che era la condizione urbana contemporanea. Un ceto medio povero che rabbioso vedeva abbassare la soglia del suo benessere; una immigrazione di seconda generazione, integrata negli stili di vita, ma delusa e arrabbiata perché convinta che il benessere non l'avrebbe mai coinvolta. In breve l'integrazione non aveva funzionato. Fu come si ricorderà un periodo di scontri intensi. Ma rapidamente risolto perché lo Stato c'era e c'è in Francia: a prescindere dalla collocazione politica di chi governa.

Noi tre anni dopo ci troviamo in una condizione contemporaneamente simile e opposta. Simile: per il tasso di violenza e di rancore. Ma diversa:perché è l'assenza dello Stato a rendere possibile questa violenza. Un'assenza strutturale e culturale, Non delle forze dell'ordine o della magistratura, gli unici ad averci messo la faccia in prima persona, finora. Consideriamo i fatti Napoli e poi del Pigneto a Roma.

Cos'hanno in comune questi due episodi? L'innalzamento della soglia dell'intolleranza e che questa sia conseguenza di una dell'assenza dello Stato, o di uno Stato che quando c'è liscia il pelo, ma evita di affrontare i temi spinosi.

Nel primo caso il rancore indica che i problemi quando vanno affrontati non consentono che si facciano sconti e, soprattutto, obbligano a fare un'analisi delle cause. La questione di Napoli non è l'assenza di discariche o di un sistema di smaltimento. La questione di Napoli si riassume nel sapere chi è il padrone del territorio e chi rappresenta sul territorio l'autorità. Ovvero appunto se lo Stato è assente oppure  no e quando è presente chi è presente, per conto di chi.

Nel secondo caso il tema è il governo del malessere urbano determinato da una perdita di contatto con i propri amministrati o di una parte di città che si sente sola e che ritiene di poter fare perché appunto lo Stato non c'è. Qualcuno ha evocato Pisolini, in questi giorni. Non so se sia sufficiente.

L'assenza dello Stato non è solo un problema di ordine. E' anche lo scenario che noi ereditiamo: quello di una storia con cui non abbiamo fatto i conti e con cui continuiamo a rifiutare di farli. Da due punti di vista. Il primo riguarda l'ideologia della ribellione della società civile come gesto di responsabilità. E' l'idea che ha una lunga storia nella vicenda italiana e che da ultimo riguarda come noi abbiamo fatto del ‘'68” un territorio sacro della storia senza affrontarne i problemi. Non si può dire che in Francia il “'68” non ci sia stato, o che abbia rappresentato un fenomeno marginale. Ma non ha avuto le stesse conseguenze. Non è un problema di ricambio di personale politico. E' un problema di solidità delle istituzioni, anche quelle profondamente trasformate dalla contestazione. Per esempio l'apparato scolastico  e universitario che in Italia è un moribondo, comunque un malato cronico, da almeno 40 anni, in Francia è un gigante di efficienza – nonostante tutti i suoi malesseri come indica un'inchiesta dettagliata pubblicata sull'ultimo supplemento di “Le Monde éducation”. Non solo: è' anche un problema di fare anche i conti – quaranta anni dopo con quella storia. Un aspetto che riguarda sia i nostalgici del '68 che quelli dell'anti'68. Semplicemente il mondo è andato avanti, ma noi siamo sempre lì fermi su quella divisione.

Il secondo riguarda come noi affrontiamo le questioni spinose rispetto all'idea di uno Stato forte. E' ciò che fa auspicare al Sindaco di Roma una strada intitolata al leader storico del suo partito di provenienza e poi gli fa percorrere una strada “a zig zag” scaricando sugli eredi delle vittime della ideologia politica di cui Almirante era partecipe  la responsabilità di una decisione. Non c'è in nessuna società moderna la delega a qualcuno che rappresenti la memoria e che faccia da tribunale sulla storia di tutti. C'è la capacità o meno di fare i conti con il passato, prima di tutto con il proprio (quello collettivo nazionale e quello specifico della propria parte politica). Anche questo è senso dello Stato. Che ancora non c'è



Data: 2008-06-01







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