«Sono molto stupita da quelle frasi, soprattutto perché Ahmadinejad stava volando verso l'Italia».
Stefania Craxi è a casa, legge e rilegge gli ultimi dossier in vista del vertice italo-egiziano di oggi.
Perché lei è sottosegretario agli Esteri con delega al Medio Oriente. «E al Mediterraneo», ci tiene a sottolineare. «Quando ho letto che avevo anche quella delega mi sono commossa», aggiunge. D'altro canto Mediterranea, la grande città che doveva nascere dall'unificazione di Reggio Calabria e Messina, era il sogno del padre Bettino: «È anche il mio», aggiunge Stefania.
«Una grande risposta. Dalla lotta alla fame nel mondo all'aumento dei prezzi del cibo, dai cambiamenti climatici ai biocarburanti. Una grande risposta complessiva».
«No, non credo. Il piano che presenterà Ban Ki Moon sarà molto dettagliato e scadenzato nel tempo. Vedrà, non sarà un impegno vacuo».
«Un piano a decuplicare gli incentivi a favore dell'agricoltura. Deve essere chiaro a tutti che il problema va affrontato in un'ottica complessiva. Il fanatismo attecchisce laddove si muore di fame».
«L'Italia è sede di quattro istituzioni che si occupano direttamente di fame nel mondo: l'Ifad, il World food program e, la Fao appunto. Abbiamo dunque un ruolo centrale diretto. Anche sul fronte del dialogo».
«Certo, oggi avremo il vertice italo egiziano e noi possiamo svolgere un ruolo fondamentale in tutta l'area del Mediterraneo».
«Pensi alle autostrade del mare, che noi possiamo sviluppare. Oppure al nostro sistema di piccole e medie imprese che sono ormai un modello di sviluppo per tutto il Medio Oriente. La nostra unica vera arma è lo sviluppo di chi è indietro. Dobbiamo cambiare anche per l'immigrazione. Non solo poveracci ma anche aiutare con la formazione manodopera specializzata».
«Sono molto stupita dalle sue parole soprattutto per il fatto che stava volando verso l'Italia, un Paese che non hai mai negato il dialogo con l'Iran. Anzi».
«Chiunque inneggi alla distruzione di un altro Stato si chiama fuori».
Cioé?
Quale ruolo?
Lei continua a sostenere il dialogo, insomma?