Senza la Russia e la Cina il mondo non va avanti. È questo il messaggio lanciato dal presidente russo Dmitri Medvedev durante la sua visita ufficiale nel Paese asiatico: un chiaro segnale dell'alleanza sempre più stretta tra Mosca e Pechino, non soltanto in campo economico ma anche in quello politico-strategico. Le due potenze insieme - ha detto l'erede di Vlamidir Putin - sono diventate «il fattore principale senza il quale le decisioni più importanti nella cooperazione internazionale non possono essere prese».
«Sono consapevole che non a tutti piace la cooperazione strategica tra le nostre due nazioni, ma siamo certi che essa faccia gli interessi della nostra gente e la rafforzeremo che essa sia gradita o no», ha dichiarato il capo di Stato russo in un discorso tenuto all'Università di Pechino, rendendo evidente che la scelta della Cina come destinazione del suo primo viaggio ufficiale all'estero dopo l'insediamento al Cremlino, avvenuto lo scorso 7 maggio, non sia stata casuale.
«Russia e Cina stanno lavorando fianco e fianco allo scopo di creare un nuovo sistema globale, incuranti del fatto che altre potenze mondiali si oppongano», ha rilevato l'agenzia di stampa americana Bloomberg sottolineando che «la politica estera cinese e russa vanno nella direzione di dar vita a un asse volto a controbilanciare l'influenza globale degli Stati Uniti e dell'Europa occidentale».
Nel corso della visita di Medvedev, il presidente cinese Hu Jintao ha denunciato i piani americani di costruire un sistema di difesa anti-missile che gli Stati Uniti vogliono dispiegare in Polonia e Repubblica Ceca al fine di intercettare eventuali attacchi missilistici provenienti dall'Iran o dalla Corea del Nord. Nel suo discorso Hu ha dunque schierato il suo Paese al fianco della Russia che considera il cosiddetto "scudo spaziale" una possibile minaccia diretta contro i suoi confini. Nonostante Washington abbia più volte cercato di rassicurare il Cremlino, Medvedev ha ribadito che Mosca e Pechino faranno fronte comune in seno al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite dove sono pronti a usare il veto. «Entrambe le parti ritengono che la creazione di un sistema di difesa missilistico globale, incluso il dispiegamento di questi sistemi in alcune regioni del mondo, o piani per una tale cooperazione, non aiutino a sostenere la stabilità e l'equilibrio strategico e danneggino gli sforzi internazionali per il controllo delle armi e il processo di non proliferazione», hanno sostenuto congiuntamente in una nota Medvedev e Hu Jintao, sottolineando che il sistema anti-missile «danneggerebbe anche il rafforzamento della fiducia tra gli Stati e la stabilità regionale».
Cina e Russia hanno inoltre rinnovato i legami strategico-militari sanciti nel Shanghai Cooperation Organization (SCO), un accordo sulla sicurezza siglato il 15 giugno 2001 da Cina, Russia, Kazakhstan, Kyrgyzstan, Uzbekistan e Tajikistan. Il SCO, all'interno del quale le due potenze hanno la leadership, è diventato una sorta di "club" strategico volto a controbilanciare la presenza americana nella regione Centroasiatica, ricca di fonti energetiche. Prende, dunque consistenza, l'ipotesi del WWW, ovvero di un World Without the West (Un mondo senza l'Occidente) avanzata da Edward Lucas, corrispondente del settimanale britannico Economist in Asia Centrale e autore del libro "La Nuova Guerra Fredda".
La cooperazione tra Mosca e Pechino riflette anche la crescente importanza della Cina per la Russia sotto il profilo economico: il commercio bilaterale tra i due “giganti” è in espansione e si prevede un incremento che nel 2010 dovrebbe raggiungere gli 80miliardi di dollari. L'obiettivo della missione del capo di Stato russo è stato anche quello di persuadere Pechino a diversificare gli scambi commerciali con Mosca, che durante gli otto anni della presidenza Putin, si è quintuplicato raggiungendo i 48miliardi di dollari.
«Le risorse naturali dominano il nostro export verso la Cina - ha detto Sergei Sanakoyev, direttore del Centro di scambio economico Russia-Cina - e questo non soddisfa la Russia» che punta ad aumentare le esportazioni verso la Cina nel settore dell'high-tech, della meccanica e dell'elettronica. Sulla questione la Cina si è detta disposta a «trovare una soluzione» e Pechino ha aperto alla possibilità di acquistare nuovi reattori nucleari russi per la centrale di Tianwan dall'azienda costruttrice russa Atomstroiexport che definisce l'accordo «quasi concluso».
Sia sul piano economico sia sul piano strategico, un altro elemento che accredita l'ipotesi di un World Without the West è l'incontro tra Medvedev e Nursultan Nazarbayev, il presidente del Kazakhstan, Paese centroasiatico, ricco di risorse naturali, dove il capo di Stato russo ha fatto tappa prima di raggiungere la Cina. Il Kazakhstan si affaccia sul Mar Caspio, dove si trova il terzo e più grande giacimento petrolifero del mondo, dopo quello del Golfo Persico e della Siberia. Si tratta di un'area che rappresenta una zona cruciale per i Paesi limitrofi (Russia, Kazakhstan, Iran, Azerbaijan e Turmekistan) e per Stati Uniti e Europa, che vorrebbero attingere alle risorse energetiche (gas e petrolio) presenti nei fondali del lago più vasto del globo. Astana sta aumentando il suo potere d'influenza nello "scacchiere caspico" e la Russia ha interesse ad avvicinarsi al Paese ex sovietico che detiene il 3% dell'"oro nero" mondiale. L'interesse è reciproco: secondo il quotidiano russo Kommersant sarebbe stato il presidente kazakho Nazarbayev a proporre un'unione economica con la Russia. Medvedev ha risposto definendo la cooperazione tra la Russia e il Kazakhstan un'intesa «fraterna e forte della fiducia reciproca».