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LE INTERCETTAZIONI E LA "SOTTILE LINEA NERA"

David Bidussa - Uno Stato dei "segreti" che decide a sua discrezione ciò che è bene e ciò che non lo è, che apre e chiude i rubinetti dell’informazione e dell’indagine

C'è un fenomeno editoriale in atto in Italia. Lo sottolinea Mara Accettura su Su “D” di Repubblica di sabato scorso. Il nuovo fenomeno si chiama Chiarelettere” una casa editrice “piccola, chiara, aggressiva” (così recita il titolo) che ha rotto con la linea del “politicamente corretto”. Mentre tutti se ne lamentano, Chiarelettere fa. E così il risultato è Mani sporche, Se li conosci li eviti, due libri targati Marco Travaglio (insieme a Peter Gomez e Gianni Barbacetto) che dopo le dichiarazioni in Tv di Marco Travaglio a Che tempo che fa,  hanno fatto discutere.

Si potrebbe osservare che a differenza del luogo comune talvolta i libri pesano nello stato dell'opinione pubblica. Non solo per le parole che creano, ma per l'agenda politica che definiscono. Del resto non è stato così anche per La casta di Gian Antonio Stella e Stefano Rizzo? Insomma i libri non sono sempre un handicap. Talora fondano la realtà, anziché registrarla o raccontarla a cose fatte.

E' una buona notizia? Forse. Ma talvolta quell'agenda politica si costruisce anche in risposta, e non solo in conseguenza ai libri.

La filosofia dell'intervento che il Presidente del Consiglio ha tenuto sabato scorso  alla conferenza dei giovani industriali a Santa Margherita Ligure ha una relazione con le domande che emergono da quei libri, ovvero con la connessione tra politica e affari? E se sì a che cosa allude?

Conviene chiederselo. Per due buoni motivi.

Il primo riguarda il fatto che un sistema politico non può funzionare solo con il “gossip”. Da questo punto di vista si potrebbe ritenere opportuno il discorso di Berlusconi. Un intervento che manda a dire che lo Stato è forte, che occorre misurare e calibrare l'uso di intercettazioni. In ogni caso una dichiarazione che nasce dalla convinzione che un sistema politico fondato sul sospetto ha come esito uno Stato di polizia.

Qui sta il secondo motivo di riflessione. Uno Stato che decide a sua discrezione ciò che è bene e ciò che non lo è, che apre e chiude i rubinetti dell'informazione e dell'indagine  (anche su se stesso) non sarebbe una novità nella storia italiana e dunque la critica all'uso – più speso all'abuso, delle intercettazioni non basta e se affrontata come una battaglia per la verità, proprio per la storia del potere in Italia è quantomeno parziale, se non sospetta. La storia reale dello Stato italiano, dei suoi poteri forti non è una storia limpida. L'Italia, è bene non dimenticarlo e opportunamente lo storico Mimmo Franzinelli ce lo ricorda nel suo ultimo libro (La sottile linea nera, Mondadori), è anche il Paese dei depistaggi, dei servizi deviati.

Esiste un'Italia in cui il Segreto di Stato ha avuto un peso e ancora lo ha se la proposta di declassificare i documenti dei servizi (fatta lo scorso aprile dal sottosegretario  Enrico Micheli), quegli stessi su cui Franzinelli aiuta a fare luce, annunciata lo scorso marzo, di fatto si è risolta in un  nulla di fatto.

Le intercettazioni hanno avuto un uso distorto. Ma un uso non meno distorto hanno avuto le deviazioni dei Servizi dello Stato. E in maniera non meno distorta si discute (più spesso non si discute) di problemi della nostra quotidianità, o dello “stato di salute” della nostra società. Anche in questo caso si potrebbe dire che i libri possono pesare nell'opinione pubblica (non riguarda solo il libro di Franzinelli, ma anche un libro come Viaggio nel silenzio, che ha al centro la pedofilia, una questione in cui molti sono sotto indagine, a cominciare dal mondo della Chiesa).

La realtà non è mai solo l'effetto di una stortura, rimediabile con la sua eliminazione. Spesso è il risultato di molte storture. Su tutte occorre intervenire. Senza privilegiarle,  con lo stesso rigore.



Data: 2008-06-10







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