La pagina storica, personale e politica, di Bush è stata oramai quasi girata. Bush cerca con questo suo ultimo viaggio europeo di apparire meno lame duck (anatra zoppa) di quello che i suoi concittadini pensano. Forse ci riuscirà.
Bush è un po' dispiaciuto con Angela Merkel, che non è ferma e dura nei confronti della Russia e per le perplessità di Sarkozy che non vuole offrire più di un battaglione da impiegare in Afghanistan, ma è convinto di godere di buone relazioni nel continente e di poter illustrare la necessità di costringere l'Iran ad abbandonare il suo progetto nucleare, pericoloso per la pace e l'equilibrio nella regione.
Il primo obbiettivo di Bush non è la guerra, che vede tiepidi se non ostili gli europei, quanto quello di preparare una nuova offerta da presentare a Teheran in seno al 5 più 1, cioè i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza (Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti, Russia, Cina più la Germania). Secondo Bush il cambio di amministrazione può dare un anno di tempo di troppo al governo iraniano, rendendo obbligatoria l'opzione militare.
E' vero che dopo la frattura sull'Irak i rapporti euro americani sono nettamente migliorati, e i governanti della UE temono che la prossima amministrazione chieda di aumentare l'impegno militare in Afghanistan e di rafforzare i budget militari; inoltre, una vittoria eventuale di Obama, è vista con circospezione, perché si teme che il leader democratico conosca bene i problemi dell'Africa e dell'Asia, ma non dell'Europa mentre John McCain non si è pronunciato al di là di politiche per il clima e di richiami ad un Europa forte.
Berlusconi accoglie Bush sapendo che l'Italia sarà agevolata ad entrare nel più ristretto circolo del mondo, il 5 più 1, che – a dispetto della Germania - è destinato a diventare il 5 più 2.
Probabilmente il presidente statunitense partirà da Roma con qualche seria promessa, la prima fra tutte quello di modificare la disponibilità delle attuali truppe in Afghanistan ad operare in territori diversi da quelli attualmente fissati, e di accettare nuove clausole nella modalità di interventi, più tempestivi degli attuali, che si basano su settanta ore di tempo per decidere se intervenire o meno in caso di emergenza. Un periodo enorme che vanifica l'azione e che sarà ridotto di molto.
E' il costo da pagare per partecipare al sistema di governance mondiale.