di Simona Bonfante
Il ritorno della Siria sul teatro della diplomazia internazionale è un grande contributo prestato dalla Francia al processo di pace in Medio Oriente, nella triplice prospettiva del negoziato tra Gerusalemme e Damasco, della stabilizzazione in Libano, e della pace israelo-palestinese.
“Il dialogo con la Siria – ha spiegato il Presidente Nicolas Sarkozy, al termine dell'incontro con l'omologo siriano, Bashar al Assad – è per la Francia una scelta strategica.” Parigi offre infatti la propria “disponibilità” a contribuire al dialogo in Medio Oriente, se i protagonisti dovessero ritenerlo utile. Sarkozy intende restituire alla Francia il ruolo di primo attore del processo di pace in corso nella regione. In questa prospettiva, la Siria è un partner cruciale. Il contributo offerto alla soluzione della questione libanese ne è un esempio. Ed è proprio in riconoscimento di questo significativo segnale di disponibilità mostrato da Damasco che Parigi ha deciso di riprendere le relazioni diplomatiche interrotte dopo l'omicidio dell'ex Premier libanese Rafic Hariri, per il quale si sospetta il coinvolgimento del potere siriano.
La controversa strategia dell'apertura francese a Damasco ha, in realtà, un obbiettivo diplomatico preciso: l'Iran. Sarkozy vuole che Assad eserciti pressioni su Teheran perché vengano fornite le “prove” che l'arricchimento dell'uranio iraniano non è destinato a scopi militari. “Le prove” – ha precisato il Capo dello Stato francese, non le dichiarazioni di intenti”.
Ma nel riportare Damasco sulla scena internazionale, Sarkozy ha già ottenuto un risultato geopolitico concreto: la riapertura delle relazioni diplomatiche tra Libano e Siria, un passo cruciale per la normalizzazione dei rapporti tra i due paesi, testimoniata a Parigi dall'incontro “storico” tra i Capi di Stato siriano e libanese, Assad e Sleimane.
“La Francia intende parlare una sola lingua, quella della pace” – ha insistito Sarkozy, al termine dell'altro incontro storico svoltosi domenica a Parigi, quello tra il Primo Ministro israeliano, Ehud Olmert, ed il Presidente dell'Autorità palestinese, Mahmoud Abbas. In tarda mattinata si è svolto inoltre il faccia-a-faccia tra Sarkozy e il Primo Ministro turco, Recip Tayyip Erdogam, un incontro importante alla luce delle difficoltà poste dalla Francia all'ingresso della Turchia nell'Unione europea.
Contrariamente a quanto paventato alla vigilia del vertice parigino – dai paesi arabi e dagli osservatori occidentali - l'Europa per il Mediterraneo rimane, nonostante le resistenze poste da tedeschi e spagnoli, uno strumento dalle potenzialità enormi per le prospettive geopolitiche dell'Europa. Non si tratta, insomma, di una manovra volta a rafforzare il ruolo internazionale di Sarkozy e della Francia, ai danni della famiglia comune - come sospettato da Berlino e Madrid - ma di un'iniziativa inquadrata in un disegno strategico che valorizza il ruolo dell'Europa sullo scenario globale. Il canale privilegiato con il Medio e Vicino Oriente attraverso la UPM offre, infatti, alla Ue l'occasione di parlare con “una sola voce”, ovvero di realizzare una politica estera comune, nell'area geopolitica dove si giocano gli equilibri del mondo globale.