Giuseppe Scanni
Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, in appena quattro ore, ha preso atto che non era possibile adottare una risoluzione e che bisognava accontentarsi di una "dichiarazione"che raccomandasse il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza. Il mondo ben pensante (spesso a se stesso) è turbato dall'azione shock and awe (sorprendi e terrorizza) delle Forze Armate israeliane.
Qualche pudico obbietta su un uso sproporzionato della forza, sottovalutando il potenziale terrorista di Hamas, cinicamente capace di sfruttare i problemi e le sofferenze del popolo palestinese pur di aprire le porte agli sciiti. La lotta ai governi moderati sunniti (Egitto, Arabia Saudita, Giordania e, da poco, la Siria impegnata in una difficile mediazione con Israele gestita dalla Turchia) è il vero obiettivo delle minoranze di Hamas e Hezbollah. Una lotta intransigente che ha profittato del periodo di transizione tra la presidenza Bush e quella Obama per non sottoscrivere il rinnovo della tregua con Israele e con tracotanza lanciare una pioggia di missili Qassam sulle esposte città ebree; per sfidare Gerusalemme, il mondo arabo moderato, i palestinesi della Cisgiordania, che appoggiano il Presidente Abu Mazen, e gli Usa, a non reagire o ad affrontare, nei rispettivi paesi, l'accusa di criminali di guerra.
Il cinismo estremista di Hamas tende a favorire l'elezione a febbraio di un governo israeliano conservatore, a impedire la vittoria elettorale del partito di Abu Mazen,Fatah, a bloccare dall'inizio l'attività diplomatica in medio oriente di Obama. Ecco perché, con tutte le ritualità del caso (Lega Araba convocata per il prossimo venerdì, ma pronta ad urlare la sua collera; stati europei tutti concordi nel chiedere un impossibile cessate il fuoco; russi che propongono improbabili mediazioni) la guerra aerea proseguirà con le forze di terra.
Soltanto la sconfitta di Hamas permetterà ad Obama, che ufficialmente non è coinvolto nelle decisioni del gabinetto Bush, di riaprire - dopo il mezzo fallimento di Annapolis - un tavolo di mediazione, che affronterà la non rinviabile decisione su un nuovo statuto per Gerusalemme e sullo smantellamento di colonie israeliane. Perché mai gli israeliani, che da tempo hanno accettato l'idea di due stati conviventi nella pace, dovrebbero scendere a patti con chi non pratica altro che terrorismo e nega il valore degli accordi diplomatici?