Andrea Bonanni, La Repubblica, 8 giugno 2009,Una generale avanzata del centrodestra e soprattutto una seria crisi dei socialisti. Questo a grandi linee il risultato delle elezioni europee, che premiano il Partito Popolare Europeo in Francia, in
Italia, in Germania, in Spagna. Socialisti battuti in Gran Bretagna, Francia, Spagna e Germania. A questi dati si deve aggiungere il successo delle liste di estrema destra xenofobe e anti-europee che registrano un notevole successo in Gran Bretagna, Olanda, Austria, Ungheria, Finlandia ma anche in Italia con la buona affermazione della Lega.
La debacle del Pse è parzialmente compensata dal buon risultato dei Verdi, che soprattutto in Francia e in Belgio ormai contendono ai socialisti il ruolo di leader della sinistra. Il nuovo emiciclo di Strasburgo conferma la precedente gerarchia dei gruppi politici. Il Ppe è di gran lunga il primo partito con 267 deputati su 736. Il Pse resta il secondo gruppo, anche se in calo, con 159 deputati a cui potrebbero apparentarsi i 21-22 parlamentari italiani del Pd. Al terzo posto vengono i liberali che confermano un'ottantina di seggi. I verdi crescono portando in Parlamento 54 deputati. La destra euroscettica dell'Uen (di cui fa parte la Lega) avrà 35 seggi, a cui si aggiungono i 18 anti-europei di Indipendenza e democrazia.
L'estrema sinistra tiene le posizioni con 34 eurodeputati. 88 parlamentari, infine, restano ancora in attesa di una collocazione politica: tra questi figurano i Ds italiani e i conservatori britannici, che hanno lasciato il Ppe.
Con questi risultati, sembra certa la riconferma di Josè Manuel Barroso alla presidenza della Commissione. Il presidente uscente ha già ricevuto il sostegno di tutti i capi di governo che aderiscono al Ppe e dei leader socialisti di Gran Bretagna, Spagna e Portogallo. Difficilmente un Parlamento dominato dal Ppe potrà negargli la fiducia quando sarà chiamato, nella sessione di luglio, a pronunciarsi sull'indicazione dei capi di governo.