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SELEZIONE DELLA STAMPA ESTERA-31 marzo

di Critica Sociale


THE ECONOMIST
A ray of light in the dark defile

Se l'attenzione generale è concentrata sull'imminente vertice di Bucarest, nessuno dimentica che in Afghanistan l'alleanza è impegnata in un teatro bellico impegnativo ed insidioso. Il prolungarsi dell'instabilità nel devastato Paese sta mettendo a dura prova la coesione degli alleati: gli europei danno segni di stanchezza, gli americani si lamentano del contributo insufficiente alle operazioni di alcuni Stati membri, tra gli afgani comincia a serpeggiare una certa disillusione nei confronti delle promesse occidentali. Ma qualcosa è in movimento. Sul fronte militare, il governo francese è più disponibile che in passato ad impegnarsi in prima linea contro i taliban. Sul fronte istituzionale, il summit di Bucarest è l'occasione per allargare l'alleanza a nuovi membri desiderosi di parteciparvi.

INTERNATIONAL HERALD TRIBUNE
New divisions arise in NATO over 2 bids for membership
Stephen Castle

Alla vigilia del vertice rumeno, l'Alleanza Atlantica è divisa sulla postura da assumere nei confronti del nuovo presidente russo Dmitri Medvedev. Nel dettaglio, la Nato deve decidere se offrire o meno ad Ucraina e Georgia una chiara prospettiva di adesione alla comunità di difesa euro-atlantica. Se si aprisse ai due Stati Mosca s'inquieterebbe non poco. Gli Stati Unti caldeggiano convintamene il futuro ingresso dei due ex satelliti sovietici, ma devono fronteggiare le resistenze degli alleati, soprattutto Germania, Francia, Italia e Spagna. Si lavora ad un compromesso che non respinga seccamente la proposta di apertura avanzata da Washington e che rassicuri i due Paesi sul fatto che le porte dell'adesione rimangono aperte, senza tuttavia promettere nulla di concreto a Kiev e Tbilisi. I tentennamenti atlantici sono sintomatici delle configgenti visioni tra gli Stati membri rispetto alle modalità più efficaci per rapportarsi al crescente potere russo.

INTERNATIONAL HERALD TRIBUNE
The baton passes to Asia
Roger Cohen

E' la fine dell'era dell'uomo bianco. Nel diciassettesimo secolo Cina ed India producevano più della metà dell'output mondiale. Dopo un, relativamente, breve interludio segnato dalle due rivoluzioni industriali e dal dominio dell'Occidente, il pendolo della storia sta oscillando nuovamente, ed inesorabilmente, verso l'Asia. Mentre l'America si contorce negli spasmi di una crisi che potrebbe spingerla al declino e l'Europa cresce lentamente, in Oriente tutto si muove con una velocità ed un dinamismo che le nostre stanche culture sembrano aver smarrito da tempo. Oggi l'innovazione e la voglia di rischiare albergano in Asia e basteranno pochi anni perché l'efficienza delle economie in crescita ribalti le gerarchie dell'ordine mondiale. Nel 2030 l'India scavalcherà il Giappone come terza potenza economica mondiale, mentre la Cina si avvicinerà sempre più agli Usa. Sino al clamoroso ed epocale sorpasso.

INTERNATIONAL HERALD TRIBUNE
Cleric suspends Shiite militia's fight in Basra
Erica Goode e James Glanz

Dopo sei giorni di battaglia con le forze del governo iracheno, spalleggiate dalle truppe Usa, il leader sciita Moqtada al-Sadr ha accettato una sospensione nei combattimenti che hanno insanguinato la città di Basra. L'accordo sarebbe giunto dopo lunghi negoziati avvenuti nei giorni scorsi in Iran tra al-Sadr e una delegazione governativa. Gli eventi di questi giorni si stanno risolvendo in una pesante debacle per il premier iracheno Nuri al-Maliki, che si era fortemente impegnato per infliggere una chiara sconfitta militare al leader sciita ma che si è dovuto rassegnare invece al compromesso. Per mantenere salda la sua posizione al-Maliki potrebbe essere addirittura costretto a ricercare un rapporto più stretto con al-Sadr, che negli ultimi anni, avendo visto la sua popolarità erodersi in seguito agli eccessi delle sue milizie, si sta gradualmente trasformando in uno stratega politico più razionale e sofisticato.

THE WASHINGTON POST
Clinton Vows To Stay in Race To Convention
Perry Bacon e Anne Kornblut

Il presidente del Partito Democratico Howard Dean ritiene che la corsa alla nomination dovrebbe terminare il 1 luglio, alla fine del processo elettivo. Traduzione: Dean ha sostanzialmente invitato Hillary Clinton a fare un passo indietro se non dovesse colmare il gap che la separa dal rivale entro quella data. Clinton ha risposto ...


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