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SELEZIONE DELLA STAMPA ESTERA-9 aprile

di Critica Sociale


INTERNATIONAL HERALD TRIBUNE
Beware an angry China
Philip Bowring

Il valore delle rivendicazioni tibetane nei confronti della Cina non può essere messo in dubbio. Tuttavia, la pressione a cui il governo e la popolazione cinesi sono sottoposti in questi giorni potrebbe generare degli effetti indesiderati. Tibet, Darfur ed ora anche Xinjiang, la provincia cinese dove la maggioranza musulmana subisce il predominio politico-culturale dell'etnia dominante Han, sono tematiche scottanti, rispetto alle quali Pechino è esposta al più serrato criticismo. La storia insegna che le ondate nazionalistiche si verificano nei periodi di difficoltà di una nazione. La Cina oggi, nonostante l'immagine monolitica e impenetrabile che proietta all'esterno, è in difficoltà e si sta innervosendo man mano che realizza che la tanto attesa vetrina olimpica sta assumendo i connotati di un boomerang mediatico globale. Inoltre, l'inflazione montante rischia di rallentare la crescita economica, con conseguenze negative sulla prosperità di traffici commerciali cinesi. Ci sono tutti gli ingredienti per un irrigidimento nazionalistico.

SAN FRANCISCO CHRONICLE
SF Vigil Draws Thousands
Rachel Gordon e Kelly Zito


Nuove contestazioni per la fiaccola olimpica in occasione del suo arrivo a San Francisco. La spettacolare esposizione di due grandi striscioni sul Golden Gate ha inaugurato il soggiorno americano della torcia, che sta ricevendo in questi giorni un trattamento riservato ad un capo di Stato in serio pericolo di vita. Nelle ore precedenti il tour della fiamma d'Olimpia per le strade della città Californiana, le manifestazioni di protesta non sono mancate. Le reazioni politiche alla levata di scudi dell'opinione pubblica mondiale non si stanno facendo attendere. George W. Bush, sino a poche ore fa determinato a confermare la sua presenza alla cerimonia d'apertura dei Giochi, comincia a nutrire qualche dubbio. Jacques Rogge, il presidente belga del Comitato Olimpico Internazionale, sta valutando se fermareo meno i tedofori e dirigerli direttamente in Cina. Una decisione del genere sarebbe clamorosa. Dopo lo spegnimento momentaneo della fiaccola a Parigi, un altro schiaffo morale a Pechino.

THE WASHINGTON POST
The Iran Problem
David Ignatius

Il comandante delle truppe americane in Iraq David Petraeus e l'ambasciatore Usa a Baghdad Ryan Crocker non hanno dubbi. Durante la loro audizione al Senato entrambi hanno individuato nella “maligna influenza” di Teheran il più grande ostacolo alla pacificazione e stabilizzazione dell'Iraq. Il rischio che il governo degli ayatollah tragga ulteriormente vantaggio dal caos iracheno impedisce alle truppe americane di abbandonare il Paese. Questo il leit motiv  delle dichiarazioni rilasciate da Petraeus e Crocker davanti ai senatori. I due uomini hanno usato parole dure verso Teheran ed hanno lasciato trasparire una certa preoccupazione, forse nell'intento di rendere consci i tre candidati presidenziali della portata della sfida che li attende sul fronte iracheno. A luglio il contingente americano in Iraq dovrebbe essere riportato alla consistenza numerica pre-surge, ma Petraeus non è stato chiarissimo in proposito, parlando della necessità di un periodo di tempo di 45 giorni per valutare a fondo la situazione.

THE GUARDIAN
Food price rises threaten global security - UN
David Adam

Sotto traccia sta esplodendo una minaccia di portata globale. Le violente proteste che si stanno verificando in Egitto, in seguito all'aumento selvaggio dei prezzi dei beni alimentari di prima necessità, sono solo l'ultimo di una lunga serie di episodi. Infatti, la scarsità di cibo e l'aumento del prezzo dei generi alimentari hanno scatenato proteste e rivolte un po' ovunque: da Haiti alla Costa d'Avorio, dal Camerun alla Mauritania, al Mozambico e al Senegal, dall'Uzbekistan, alla Bolivia, all'Indonesia e allo Yemen. Un'emergenza compiutamente mondiale che potrebbe, secondo il parere di Sir John Holmes, alto funzionario delle Nazioni Unite, avere conseguenze devastanti sulla stabilità dei governi più deboli. Nei prossimi vent'anni, oltre all'emergenza ambientale ed al problema della sicurezza energetica, le istituzioni internazionali dovranno occuparsi di porre rimedio alla penuria alimentare. Sinora essa a riguardato aree ben precise del globo, permettendo a molti di disinteressarsene, ma nei prossimi anni il problema potrebbe toccare, direttamente od indirettamente, persino le regioni più ricche del Pianeta.

THE DAILY STAR
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