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UN MONDO SENZA ISLAM
E se l’Islam non fosse mai esistito? Lo studioso Graham E. Fuller sostiene, dalle colonne di Foreign Policy, che ben poco sarebbe cambiato per i destini del mondo



Graham Fuller attualmente ricopre il ruolo di professore aggiunto alla Simon Fraser University di Vancouver, ma in passato è stato vice direttore del National Intelligence Council presso la CIA, occupandosi di previsioni strategiche e scrivendo diversi libri sul Medio Oriente. Una voce senza dubbio autorevole. In questo suo contributo per la rivista americana Foreign Policy, Fuller richiede al lettore un notevole sforzo d’immaginazione. Come sarebbe il mondo attuale senza l’Islam, presupponendo che la religione del profeta Maometto non si fosse diffusa, a partire dal settimo secolo dopo Cristo, in Medio Oriente, Africa ed Asia? Il mondo sarebbe meno violento? Più sicuro?
Un interrogativo sicuramente originale, come originale, almeno secondo quello che potremmo interpretare come il senso comune è la risposta. No, il mondo non sarebbe poi tanto più pacifico senza l’Islam.

Per argomentare la sua tesi, Fuller attinge a piene mani dalle sue conoscenze storiche e, innanzitutto, focalizza l’attenzione sulle dinamiche del Medio Oriente, l’area che più d’ogni altra sembrerebbe derivare la sua perenne instabilità dalla diffusione della religione del Profeta. A ben guardare, sostiene Fuller, il profilo etnico della regione basterebbe a configurare un ambiente disaggregato e conflittuale. Un mosaico composto da diversi gruppi etnici, persiani, curdi, arabi, turchi, ebrei, berberi, pashtun, che difficilmente sarebbe rimasto scevro da conflitti generati da dispute di vario genere. Il desiderio di impossessarsi di territori sempre più vasti, di accumulare ricchezze, di affermare la propria influenza politica sono fattori esistiti prima e dopo l’avvento dell’Islam in Medio Oriente e che hanno sempre determinato situazioni di conflittualità ed instabilità. Non vi è motivo dunque di ricondurre la responsabilità di quanto è accaduto, e accade, soltanto all’Islam, che rappresenta uno tra i tanti termini della complicata equazione mediorientale.

Senza l’Islam il Medio Oriente sarebbe prevalentemente cristiano. Sarebbe anche più pacifico?
Dopo aver ricordato che il Cristianesimo, al pari dell’Islam, è stato utilizzato spesso in passato come copertura ideologica per il perseguimento di finalità politico-economiche, come all’epoca delle Crociate, l’autore risale le epoche storiche e si interroga su quale sarebbe stata la reazione di un Medio Oriente cristiano al colonialismo europeo otto-novecentesco. I cristiani del Medio Oriente si sarebbero opposti, resistendo anche militarmente, al pari degli altri movimenti anti-coloniali sparsi per il mondo. Di conseguenza, con ogni probabilità, la regione sarebbe oggi pervasa da sentimenti di ostilità, o quantomeno di diffidenza, verso alcuni atteggiamenti aggressivi del mondo occidentale, percepito come un’entità estranea alla regione, bramosa delle sue risorse e pronta a condizionarne la sovranità. Le ragioni di conflitto, anche in questo caso, non mancherebbero. A prescindere dall’Islam.

Ma che dire della democrazia? Pare non ci siano dubbi che il mondo musulmano abbia gravi difficoltà a confrontarsi con i precetti rappresentativi ed egalitari che connotano lo spirito democratico. Meno Islam, più democrazia. Anche qui, si può eccepire. Nello stesso mondo occidentale non sempre i precetti democratici e liberali vengono applicati e rispettati. Fino a tempi recenti la cristianissima America Latina è stata infestata da dittatori sanguinari, al pari dell’Africa sub-sahariana, per non parlare dell’esempio più eclatante, perché prossimo territorialmente e culturalmente al mondo occidentale: la Russia post-sovietica. Lì, dove l’affermazione della democrazia non può che definirsi palesemente incompiuta, il quadro di riferimento religioso non è certo fornito dall’Islam ma dal Cristianesimo Ortodosso.

Che dire poi della questione palestinese? Il dramma israelo-palestinese rimanda sostanzialmente a un conflitto nazionale, etnico e territoriale, solo recentemente caricato di motivazioni religiose. Lo stesso nazionalismo arabo, che ha contribuito ad esacerbare quel conflitto negli anni cinquanta-sessanta del secolo scorso, trae le sue origini dalle elaborazioni di pensatori cristiani, come Michel Aflaq, l’ideatore del movimento baathista al potere in Siria e guidato per anni in Iraq da Saddam Hussein.

Ma almeno, si potrebbe argomentare, un Medio Oriente permeato dalla cristianità avrebbe un atteggiamento più accondiscendente verso l’Occidente. Se l’Islam non esistesse, la religione prevalente nell’area sarebbe il Cristianesimo Ortodosso di rito orientale. La storia ci ammaestra e ci invita a non dimenticare quanto sia stata aspra in passato la contrapposizione tra la chiese di Roma e Costantinopoli. Tuttora il dialogo tra queste due anime del Cristianesimo non è facile. Solo nel 1999 Giovani Paolo II, primo Papa cattolico in un millennio di storia, ha iniziato un cammino di riconciliazione con il mondo ortodosso, un ca...



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