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SELEZIONE DELLA STAMPA ESTERA-5 maggio

di Critica Sociale



(pagina 3)

... LE MONDE
Au Proche-Orient, la paix paralysée
Michel Bôle-Richard

Sono passati cinque mesi dall'inizio del processo di pace avviato ad Annapolis, ma si attendono ancora i risultati, che tardano a venire. Lo stallo sul cammino della pace, o il suo interminabile perpetuarsi, contribuiranno senza dubbio alla disgregazione dell'Autorità palestinese, nata dagli accordi di Oslo nel 1993, o quanto meno alla sua totale perdita di credibilità davanti all'opinione pubblica palestinese. A Israele si pone una doppia sfida. Dover gestire i territori occupati, nel caso in cui l'Autorità palestinese scomparisse. Affrontare la rivendicazione di uno stato binazionale, qualora lo Stato palestinese non venisse creato. Olmert questo lo ha capito. Ma nulla suggerisce che possa essere all'altezza della doppia sfida.

LE JOURNAL DU DIMANCHE
Chine: Une fierté très haut placée

Gli emissari del Dalai-Lama non si attendono granché dal dialogo con le autorità cinesi. I tibetani dialogavano già con Pechino, fino alla scorsa estate, e sanno bene che difficilmente potranno condividere con le autorità cinesi l'analisi della crisi attuale. La Cina ha dato l'impressione di aver ceduto alle pressioni dell'Occidente, accettando di incontrare i delegati del Dalai-Lama. Ma l'unica cosa che le interessa sono i Giochi olimpici.

LE FIGARO
L'an II du sarkozysme

I francesi approvano le riforme ma giudicano severamente chi ne è il principale responsabile. Nicola Sarkozy è oggi davanti ad un bivio: accelerare i lavori nei tanti cantieri avviati, o fermarsi e lasciare decantare. Nel governo sono in molti a premere per questa seconda strada. Ma sarebbe un errore. Delle riforme, infatti, non resterebbe che il malcontento delle categorie sociali che ne sono state colpite, ma non i risultati benefici che cominceranno a vedersi solo “a regime”.

LES ECHOS
La France en mouvement, une rupture en pointillé
Dominique Seux


Cosa rimane del primo anno alla presidenza di Nicolas Sarkozy? La risposta non è evidente: non c'è una svolta simbolica, come l'obbiettivo rigore del 1995, le 35 ore di Lionel Jospin o la riforma delle pensioni del 2003, che possa dare immediatamente la cifra dell'azione presidenziale. Tuttavia, una parola si impone: è la parola movimento.



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