La visita compiuta dal Presidente Sarkozy e dai leader dei partiti politici francesi ha inteso mostrare il sostegno della Francia al nuovo ordine istituzionale che si è composto in Libano grazie agli accordi di Doha. La questione aperta riguarda la Siria. Dopo aver rotto le relazioni diplomatiche – lo scorso dicembre – a causa degli ostacoli posti da Damasco alla elezione del nuovo Presidente della Repubblica, la Francia saluta con favore la nuova disponibilità della Siria a cooperare per la soluzione libanese. Sarkozy fa dunque bene a presagire la ripresa del dialogo; i segnali che provengono da Damasco sono incoraggianti. La Siria sembra favorevole ad un cambio di strategia, nell'idea che i vantaggi che potrebbero derivare da una più amichevole relazione con l'Occidente sarebbero maggiori di quelli che le derivano dalla marginalizzazione cui la costringe il rapporto privilegiato – ed esclusivo – con l'Iran.
Il Libano rappresenta, per Sarkozy, l'opportunità di dimostrare la sua caratura come leader internazionale. La Francia ha un rapporto privilegiato con il paese ed un'autorevolezza che il Presidente non ha bisogno di conquistare perché fa parte della storia delle relazioni tra i due paesi. Ragione in più perché Sarkozy assuma la pacificazione reale e duratura del Libano come un obbiettivo o, se vogliamo, la misura del successo della rottura promessa durante la campagna elettorale.
The Daily Star Why not hold French ministers more accountable? Raphael Hadas-Lebel Perché la proposta di Sarkozy di sottoporre l'operato dei ministri ad una valutazione periodica ha suscitato un tale allarme tra i politici francesi? Se lo chiede il quotidiano libanese che, invece, plaude all'iniziativa del Presidente che mette in pratica quella “cultura del risultato” che si vorrebbe importare in Francia.
“Finché Hamas non accetterà di riconoscere Israele, cessare la violenza e non boicottare i negoziati di pace, non mi recherò nella Striscia di Gaza”. Così, Tony Blair, nell'udienza parlamentare a Westminster, in cui ha tracciato un bilancio del primo anno nel ruolo di Inviato speciale del Quartetto per il Medio Oriente. “Le condizioni poste dai mediatori internazionali sono chiare – ha spiegato l'ex premier. Se Hamas non le accetta, è difficile attendersi un miglioramento della situazione.”
Condoleezza Rice ha proposto al premier israeliano Ehud Olmert di avviare un negoziato trilaterale – Israele, Autorità palestinese, Usa – per accelerare il processo di pace. L'offerta, arrivata alla vigilia dell'annuncio della ripresa del dialogo tra il Presidente della AP, Abbas, ed Hamas, non è tuttavia stata giudicata con favore dalle due parti.Haaretz Assad, Ahmadinejad and Mofaz Zvi Bar'el
Kadima non ha nulla da temere. Non ha una piattaforma elettorale ma ha due candidati vincenti. Uno è Mahmoud Ahmadinejad e l'altro Bashar Assad. Hann...
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