L’AMERICA TEME LA RECESSIONE, NON IL RITORNO DELLO STATO
McCain accusa Obama di voler snaturare l’essenza del sistema americano, favorendo un rinnovato interventismo statale. Ma, in tempi di crisi, è forse quello che gli elettori vogliono
(pagina 3) ... nti percentuali. In Colorado, 9 grandi elettori, Obama batte McCain 51.3 a 44.8, allorchè Bush sconfisse Kerry di quasi cinque punti. Situazione quasi speculare in Virginia, 13 grandi elettori, dove il junior senator prevale di ben 7 punti su McCain, quando Bush aveva confermato nel 2004 l'egemonia del Grand Old Party nello Stato staccando Kerry dell'8.2% (fonte Realclearpolitics.com) In Stati meno popolosi, quali New Mexico (5 grandi elettori), Nevada (5) ed Iowa (7) si stanno ripetendo dinamiche simili, ma, come si può notare, in molte occasioni il ribaltamento del trend a favore di Obama rispetto al 2004 non appare consolidato. E' presto quindi per cantare vittoria per i milioni di entusiastici sostenitori del senatore dell'Illinois in America e nel mondo. La corsa non è finita e molti red states non sono stati ancora strappati definitivamente a McCain, che, come Obama, si sta impegnando a fondo proprio in quelle aree in questi ultimi giorni di campagna elettorale. Colorare l'America del blu del Partito Democratico non è un'impresa così facile. Obama lo sa e l'ha ricordato ai suoi stessi sostenitori, benché McCain abbia per la prima volta ammesso la possibilità di una sconfitta. Ad ogni modo, nulla sembra rassicurare i Democratici sull'inevitabilità del successo: a St. Louis, Missouri, Obama ha recentemente radunato 100.000 persone, ma ciò non toglie che il suo vantaggio in quello Stato si mantenga piuttosto esiguo; l'appoggio alla sua candidatura dell'ex segretario di Stato di Bush, Colin Powell, appare indubbiamente un evento scenografico e rappresenta uno schiaffo simbolico all'amministrazione in carica, ma quanti voti sposterà effettivamente? E ancora, l'early voting (il voto anticipato permesso in alcuni Stati) sembra premiare il senatore dell'Illinois, ma si discute di una porzione di elettori ancora poco significativa. Attenzione: Obama non ha ancora vinto. Quali le strategie che i team dei due candidati hanno in animo di proporre per il rush finale? Politico cita direttamente David Axelrod, il celebrato chief strategist di Obama, che sottolinea l'intenzione dello staff di proporre all'elettorato un cambiamento di tono negli ultimi giorni di campagna. Se i Democratici hanno speso il mese di settembre ad attaccare McCain, accostandolo alle politiche fallimentari di Bush o respingendo i suoi piani per il sistema sanitario nazionale, intendono gestire diversamente le ultime fasi della competizione, cercando di fa passare un'immagine rassicurante del proprio candidato mediante spot dal tono biografico e mirati a trasmettere positività ed un atteggiamento propositivo. In campo Repubblicano è invece in atto da tempo una vivace discussione interna, caratterizzata da accenti decisamente polemici nei confronti del ticket candidato a confermare il Grand Old Party alla Casa Bianca. Liz Sidoti, Associated Press, ha raccolto i malumori di molti maggiorenti del Partito, primo fra tutti Newt Gingrich, ex speaker della Camera dei Rappresentati ai tempi del “Contratto con l'America” e della lotta senza quartiere tra i Repubblicani e l'amministrazione Clinton. Certo, molti militanti ed eletti del Gop attribuiscono il maggior successo d'immagine di Obama ad una certa accondiscendenza nei suoi confronti dei media, accusati di penalizzare il veterano del Vietnam e tendenzialmente schierati al fianco del suo contender, come dimostra la lunga teoria di endorsement pro-Obama che molti quotidiani e periodici, con il New York Times in testa, si stanno affrettando a pubblicare. D'altro canto, molti Repubblicani imputano le difficoltà attuali soprattutto all'incoerente ed inefficace azione del duo McCain-Palin Cosa spiega la contraddizione tra i pesanti assalti frontali del governatore dell'Alaska ad Obama e l'atteggiamento ondivago del senatore dell'Arizona? Perché il senior senator non riesce a combinare uno stile presidenziale, schietto e bipartisan alla durezza necessaria per smascherare le debolezze dell'avversario? Forse McCain risente ancora psicologicamente dei duri attacchi patiti dal team di Bush durante le primarie del 2000 e non vuole comportarsi allo stesso modo nei confronti di un avversario? Il lavoro sporco è stato spesso affidato alla Palin, che è arrivata ad associare il candidato Democratico al terrorismo, con McCain nei panni del moderato e talvolta del pompiere. Dopo aver messo in dubbio l'aura immacolata e l'onestà di Obama, Mac si è affrettato a ricordare agli americani le virtù umane del rivale. Nemmeno il l'arma più infida e subdola, ma potenzialmente lucrosa, della contrapposizione razziale è stata sinora brandita. McCain, considerando la sua storia personale e politica, non può essere accostato in alcun modo al razzismo ed il senior senator non sembra intenzionato a macchiare la sua integrità personale con uscita azzardate sul tema. Insomma, questo continuo oscillare tra i poli della prudenza e dell'aggressività non ha fatto altro che segnalare il carattere contraddittorio della campagna Repubblicana nelle ...
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