È stato appena pubblicato, a cura di Bilal Y. Saab e Bruce O. Riedel, un paper della Brookings Institution che pone l'attenzione sulla questione Hezbollah, ammonendo dal rischio di ridure la complessità delle implicazioni alla frattura politico-religiosa al dualismo Sciiti vs Sunniti.
Secondo i due ricercatori, infatti, Hezbollah non rappresenta affatto solo la componente
Sciita della popolazione libanese, ma sarebbe ormai un movimento trasversale all'intera comunità musulmana. Lo testimonierebbero, da una parte la penetrazione nel cuore della febbre mediorientale, nella “guerra santa” della Jihad palestinese contro il satana sionista; ma anche nella stessa comunità sannita residente in Libano.
L'opinione dominante presso le diplomazie occidentali, ed in quella Americana in particolare, tuttavia, tende ancora a sottostimare queste peculiarità
Del Partito di Dio. Una sottovalutazione che, secondo gli autori, rappresenterebbe invece una pericolosa scorciatoia interpretativa, dalla quale potrebbero derivare errori di strategia cruciali.
L'idea dominante vuole infatti che in Libano si confrontino due forze politico-sociali antagoniste: gli sciiti di Hezbollah, branch libanese di quella più vasta comunità musulmana eterodiretta da Siria e Iran, e i sunniti del premier Fouad Siniora, benedetti dal fronte occidentale rappresentato da Stati Uniti e Francia.
Ma questo schema rischia di alterare la realtà, perché Hezbollah è solo l'organizzazione politico-militare che già oggi si offre, presso un pubblico mediorientale più vasto di quello confinato nel solo Libano, come il vero custode della resistenza al nemico sionista. In tal senso, la Guerra israelo-libanese della scorsa estate non ha fatto che consolidare l'immagine dei miliziani del Partito di Dio presso tutta la popolazione libanese, sanniti inclusi.
Non solo: Hezbollah è anche una forza presente nelle amministrazioni e nel governo libanese; è, cioè, un partito politico che legittimamente rappresenta una parte della popolazione del paese dei cedri. Proprio la presenza nelle istituzioni ufficiali consente alle milizie del Partito di Dio di tessere la rete socio-assistenziale che le vale il consenso delle comunità e dei gruppi sociali più svantaggiati, ovvero di farsi un vero e proprio erogatore di welfare.
Assumendo questa prospettiva, la strategia statunitense orientata a considerare Hezbollah esclusivamente come un'organizzazione terroristica appare quanto meno “miope”, giacché buon senso e realismo suggerirebbero di riconoscerne il potenziale politico e di non sottostimare l'incisività di un'operazione diplomatica volta a contenerne l'immagine come bandiera della resistenza musulmana “agli infedeli” Stati Uniti e Israele.
Ma il ragionamento condotto dagli autori del paper va ancora più a fondo nell'analisi di Hezbollah, ovvero nel nucleo della dottrina ideologica che ne governa l'organizzazione e l'azione: l'ideologia iraniana velayat-e faqih (o legge dei Giureconsulti).
Concepita a metà degli Anni 60, durante l'esilio, dal Capo Supremo dell'Iran, l'Ayatollah Ruhollah Khomeini, ed entrata in vigore nel 1979, la velayat-e faqih rappresenta il vero pilastro della funzione politico-religiosa di Hezbollah. Secondo alcuni studiosi libanesi, mancato quel pilastro tutta la struttura su cui si regge Hezbollah crollerebbe.
Sebbene questo aspetto sveli la matrice autenticamente sciita della cultura che informa il Partito di Dio, ovvero l'identificazione dell'obiettivo politico del movimento nell'applicazione della legge divina in tutto il mondo musulmano, la velayat-e faqih non ha impedito ad Hezbollah di trovare fronti di intesa con gruppi, singoli ed organizzazioni sunnite, prime fra tutte il movimento della Jihad islamica palestinese.
Hezbollah, allora, risulterebbe più che una forza monolitica: una specie di Giano bi-fronte al quale gli Stati Uniti dovrebbero potersi relazionare, modulando quanto meno in maniera duale la propria strategia, concentrandosi da una parte nel contenerne la componente eversiva e, dall'altra, contribuendo a stabilizzarne la presa politica nella regione.
Il paper può essere consultato ondine sul sito della Brookings