La stessa geografia politica di allora si ripropone oggi, al punto che alcuni opinionisti hanno fatto notare come le urne abbiano in realtà decretato una sorta di ritorno al passato. Quale allra la terapia – chiedono gli intervistatori? “Credo – dichiara il Primo Ministro – che dobbiamo ricostruire il sostegno al New Labour. Tenuto conto del dato generale dal quale non vanno sottratte anche le piccole vittorie (in parte del nord e nelle Midlands), Blair ridimensiona il significato politico delle elezioni sostenendo che il voto locale “è una conseguenza inevitabile dell’essere al governo. È successo lo stesso negli Anni 80 quando tampinavamo i Tory nelle elezioni amministrative senza che questo ci portasse nulla di buono alle elezioni generali.” Il New Labour è sempre stato il partito del next stage ed è per questo che, quando si è al governo per un così lungo periodo, si deve essere ancora più determinati nella conquista del centro.” – afferma il premier – non è limitarci a dire quanti soldi abbiamo messo nei servizi pubblici ma che noi siamo quelli che hanno reso i servizi pubblici più user-friendly come il mondo di oggi chiede che siano, e non sulla base della capacità di pagare ma su una base di equità. Se non saremo capaci di continuare sulla strada delle riforme, la gente avrà agio a considerarci quelli che sanno risolvere i problemi creati dagli altri ma non i problemi nuovi.” Il Primo Ministro è consapevole di essere in minoranza rispetto ai tanti parlamentari che non condividono più la sua visione della politica laburista. “Il guaio con la maggioranza parlamentare – riflette Blair – è che poche persone, contrarie al New Labour, se sono pronte a collaborare con i Tories e i Liberal Democrats, evidentemente hanno qualcosa da guadagnare, quanto meno in termini parlamentari.” È in questo contesto che Blair inserisce la minaccia dei Conervatori: “Ho sempre detto di stare attenti ai Tory ché il loro è solo un letargo temporaneo dal quale prima o poi si sveglieranno.” Non nega che Cameron stia spostando il suo partito verso il centro ma dubita che si tratti di un riposizionamento politicamente rilevante: “Lui ha cambiato o sta cercando di cambiare immagine. Il paragone con la modernizzazione del Labour, quindi, regge solo fino a un certo punto: “Gente come me aveva un approccio modernizzatore già prima di conquistare la leadership, rispetto ad esempio al rapporto del partito con i sindacati, sui temi dell’energia, della giustizia, e così via.” Ma – chiedono infine Philpot e la Gerber – non c’è forse un paradosso nel fatto che, mentre Tony Blair accusa il rebranding del partito conservatore essere tutto fumo e niente arrosto, la ribellione dei backbenches contro il governo negli ultimi anni fa pensare che, sotto la ua leadership, lo stesso Labour potrebbe infondo non essere cambiato poi così tanto? Il Primo Ministro riflette un momento e poi dice: “Penso che il Labour Parti sia cambiato nel profondo. Penso sia diventato un moderno partito socialdemocratico. L’intervista, di cui abbiamo pubblicato dgli stralci, può essere letta integralmente sul sito di Progress
Link esterno: www.progressives.org.uk/magazine/Default.asp?action=magazine&articleid=1012
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