In “Equality: a political choice” – curato per Policy Network da un giovane ricercatore della Lse, Sotirios Zartaloudis – si analizzano i dati di Europa e Usa, si ricostruiscono i trend degli ultimi decenni, si registrano le inversioni risalnedo ai fattori che le hanno determinati, e si conclude che le diseguaglianze diminuiscono quando i governi realizzano politiche sociali mirate, creando quel mix di sicurezza e flessibilità che permette di conciliare competitività e stabilità.
Lo studio è stato presentato in occasione della conferenza internazionale “Globalisation, Risk and Inequality: Towards a Dynamic Approach to Sustainable Growth”, organizzata a Bruxelles, dal think tank preseduto dal Commissario europeo, Peter Mandelson, lo scorso 5 dicembre.
L’Europa delle diseguaglianze, mappata nella ricerca di Policy Network, offre allora spunti di riflessione che i policymaker europei non dovrebbero ignorare.
Per quanto ci riguarda, l’Italia si piazza al settimo posto nella non lusinghiera classifica dei paesi europei più diseguali, subito dopo la Grecia e subito prima del Regno Unito, un risultato invero deludente per il paese governato dal New Labour all’insegna del principio delle’eguaglianza delle opportunità.
“Contrariamente a quanti ritengono che le ineguaglianze siano l’inevitabile conseguenza della differenza naturale tra i talenti e le capacità individuali – si legge ancora – riteniamo che gli alti livelli di diseguaglianza che registriamo oggi non siano fenomeni “naturali” ma che, al contrario, possano essere considerevolmente ridotti dall’azione dei governi nazionali. Pertanto – si continua – contrariamente al determinismo economico dell’equilibrio del libero mercato, noi sosteniamo che il livello di diseguaglianza sia innanzitutto il frutto delle scelte politiche compiute dai governi nazionali.”
“Equality: a political choice” può essere consultato in versione integrale sul sito di Policy Network.