Il Bruno Leoni, in collaborazione con Iref, ha presentato a Milano, lunedì 18 giugno, i risultati di una ricerca condotta dal prof. Bertrand Lemmenicier, dell'Université de Paris II Panthéon-Assas, sugli effetti della tassazione rispetto alla redistribuzione del reddito.
La redistribuzione è un fenomeno rilevante che ha la tendenza ad accentuarsi nella maggior parte delle società moderne, soprattutto in paesi come Svezia, Danimarca e Finlandia. L'Italia, nel decennio 1990-2000, risulta essere sotto la media - quindi con una redistribuzione meno rilevante - dei 19 paesi Ocse.
Lo studio in sostanza dimostra che i benefici di un alta imposizione fiscale non necessariamente ricadranno sulle fasce sociali più deboli. Molto più spesso anzi, i veri beneficiari saranno i blue collars, ovvero la fetta sociale ed elettorale meglio rappresentata e più condizionante nelle società contemporanee.
I meccanismi redistributivi, si legge nello studio, dovrebbero fondarsi su un meccanismo di decisione a maggioranza capace, in teoria, di corrispondere alle preferenze dell'elettore mediano. Se il reddito dell'elettore mediano è infatti inferiore al reddito medio, la spinta alla redistribuzione sarà maggiore, fino a condurre, al limite, ad una uguaglianza totale dei redditi netti. Ma le cose, in pratica, non stanno esattamente così.
Gli effetti redistributivi, infatti, cambiano sensibilimente tra i diversi paesi, in base ad una serie di fattori strutturali e congiunturali, come la “forza” dei sindacati e la dinamicità dell'economia.
Per spiegare le ragioni del fenomeno distorsivo, la ricerca introduce allora il concetto di “Stato brigante”.
“Piuttosto che partire dall'ipotesi di una democrazia rappresentativa basata sulla ricerca del consenso tra tutti i suoi membri – si legge nello studio – perché non partire dall'ipotesi radicale di un conflitto tra un gruppo che detiene il potere e lo utilizza la massimo per estorcere maggiore ricchezza possibile agli membri della societa?”
Secondo tale ipotesi, la redistribuzione nascerebbe quindi dalla tensione tra la classe al potere e il resto della società. Lo “Stato brigante” è allora quello che preleva il più possibile dalle categorie sociali a lui più sfuggenti – gli autonomi, ad esempio – per redistribuire a quella parte di cittadinanza controllabile attraverso, ad esempio, le organizzazioni sindacali.
Nel caso italiano – sindacato forte, economia stagnante – la spinta alla redistribuzione è maggiore ma la direzione della decisione politica non finisce col beneficiare i veri esclusi, le sacche di marginalità, bensì le categorie già tutelate dalle organizzazioni sindacali, ovvero i pensionati. La forza rappresentativa del sindacato italiano è in realtà tra le principali cause della distorsione dei meccanismi redistributi. E non è un caso – osserva a titolo esemplificativo la professoressa Fiorella Kostoris Padoa-Schioppa, intervenuta al seminario Ibl – che in Francia i pensionati non siano riconosciuti stakeholders legittimi.
Molti insomma gli spunti di riflessione offerti dalla ricerca.
Al seminario milanese di Ibl ne hanno discusso, con Lemennicier, Alberto Cassone dell'Università del Piemonte Orientale, Lars Feld della Philipps-Universitat Marburg, e Fiorella Kostoris della'Università La Sapienza di Roma.