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I libertarians e la sindrome dell’azionismo

Storia e prospettive della cultura libertaria, in un dibattito di Cato Unbound

  Libertari sono i principi sanciti nella costituzione, e libertaria è la matrice culturale su cui si fondano il liberalismo economico del Partito Repubblicano e la liberal society teorizzata dal Partito Democratico.

Nonostante il lustro, portato alla causa libertaria, dal successo di alcuni tra i suoi epigoni più celebri- da Milton Friedman a La controversa storia del libertarismo americano è oggi al centro di un libro,L’autore – senior editor di Reason – ricostruisce l’epopea libertaria Se l’obiettivo dei libertari è “contare”, il problema è capire . È infatti proprio sulla strategia da realizzare per conseguire un’egemonia culturale nella politica americana, che il fronte libertario si spacca. Da una parte, i I primi sono per la via politica diretta, ovvero perché i libertari agiscano con un proprio partito. I gradualisti sono invece dell’idea che la cultura libertaria si affermi solo attraverso l’esercizio dell’influenza intellettuale, all’interno ed all’esterno dei partiti e dell’establishment. Una prospettiva, questa, che muove dal riconoscere nel libertarismo un’attitudine che lo rendeDoherty suggerisce inoltre come questa strategia, nelle intenzioni del suo estensore, avrebbe dovuto determinare la rottura del duopolio politico e della tradizionale dicotomia sinistra/destra favorendo la trasmigrazione, nella nuova forza partitica, delle anime libertarie “costrette” dentro le armature democratica e repubblicana. È proprio per nutrire la battaglia libertaria, infatti, che, verso la fine degli Anni 70, nasce il Cato Institute. Ma la scelta simbolicamente impegnativa di fissarne la sede a San Francisco, ovvero lontano dalla cultura del potere di Washington.D.C., mostrò presto i suoi limiti, impedendo ai libertari di acqusire un peso reale nella politica, nella pretesa di poterla condizionare dall’esterno, rifiutando però di condividerne il vocabolario.

La circostanza storica che determinò la nascita del Partito Libertario fu – ricorda l’autore – la decisione dell’allora Presidente Richard Nixon di imporre il controllo pubblico su salari e prezzi. Ma oggi - con i principali settori dell’economia “liberi” e una pressione fiscale ragionevole - lo scenario risulta radicalmente diverso da quello che si presentava ai libertari di trent’anni fa. Eppure, come emerge da  libertarismo.

  nononostante resti piuttosto diffusa, nei due schieramenti, la convinzione che la patente di “libertario” la meriti solo chi milita nella propria fazione, giudicando gli altri poco più che degli impostori.

  altrettanto nocivo alla causa libertaria, è invece quello di chi non vede le grandi conquiste del libertarismo in una prospettiva storica.

la sindrome da Partito d’Azione, in questo libro e nelle ragioni che hanno spinto l’autore a scriverlo. La frustrazione di chi sa di esser sempre stato dalla parte giusta; di chi anticipa quello che poi tutti riconosceranno, ed ha tuttavia la consapevolezza di dover essere condannato all’elitarismo. “In fondo – conclude Doherty – avremo un mondo libertario solo quando lo vorrà la maggioranza della gente, perché le élite




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