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Il Dissenso continua

La lotta per la libertà, oggi come alla Biennale 77

Un momento cruciale di quella rottura - non soltanto in termini simbolici - sarà la Biennale d'Arte di Venezia che, proprio nel 1977, sotto la Presidenza di Carlo Ripa di Meana, darà per la prima volta voce agli intellettuali, gli artisti e gli uomini di scienza espressione del dissenso ai regimi comunisti dell'Unione sovietica.

Con l'iniziativa, l'on. Stefania Craxi – Presidente onorario della Fondazione Craxi – e Carlo Ripa di Meana, che della Biennale del Dissenso è riconosciuto come l'ispiratore,  hanno inteso richiamare le coscienze democratiche, non solo del nostro paese, ad un rinnovato impegno contro i regimi totalitari di oggi: da Cuba al Venezuela, dall'Iran alla Russia, dalla Bimania al Pakistan.

Allora come oggi, la libertà è il discrimine etico. 

Nel 1977 fu Bettino Craxi che, insieme a Carlo Ripa di Meana, volle dare un significato politico eticamente impegnativo alla Biennale socialista: dando voce al dissenso, il Psi imponeva - per la prima volta nel dopoguerra europeo - la voce della libertà contro quella del regime, la verità e la denuncia contro la propaganda e l'arte addomesticata.

“Erano anni non facili – ricorda Ripa di Meana – per chi, come il Psi di Bettino Craxi, sceglieva la strada della libertà e della democrazia, contro quella della dittatura e della negazione dei diritti dell'opposizione. 

Il Pci – egemone a sinistra sia politicamente sia intellettualmente – dispiegò le proprie forze per evitare l'onta al Pcus, tentò di tutto per boicottare la manifestazione, per screditare gli artisti invitati ad intervenire e marginalizzare il portato culturale dell'iniziativa. Agì sul fronte politico interno – facendo pressioni sul governo Andreotti - come su quello culturale, investendo gli intellettuali d'area della responsabilità di trovare gli argomenti più adatti a “negare al dissenso la dignità di interlocutore”. 

Ma in realtà – ragiona Finetti – non era così: il Psi di Craxi dimostrò che una terza via era non solo possibile, ma addirittura vincente nell'Europa che, insieme ai regimi, ha dato i natali alla liberal-democrazia ed al liberal-socialimso, ovvero le matrici politico-culturali che hanno sconfitto sia comunismo sia fascismo. 

La Biennale di Venezia del 1977 fu allora una rottura politica decisiva rispetto al monolitismo del fronte culturale di matrice “democratica”.

La Biennale – ricorda tuttavia Ripa di Meana – riuscì ad andare oltre le aspettative degli stessi promotori: nonostante il boicottaggio dei comunisti italiani e le pressioni esercitate dal Pcus – per tramite dei suoi partiti-satellite – sui governi occidentali, la Biennale ebbe un successo di pubblico insperato.

Sostenere il dissenso nel regime totalitario dell'Urss, dare voce agli intellettuali, i poeti, gli artisti che in Russia, come nelle repubbliche socialiste satellite di Mosca, imponevano al mondo democratico un atto di responsabile alterità da Mosca, fu la leva ideale che pose il Psi di Bettino Craxi nel solco della politica irrimediabilmente liberale, quindi anti-comunista.

Per Cesare De Michelis – che, già al vertice della Marsilio, si occupò della pubblicazione dell'enorme mole di documenti prodotti dagli intellettuali della Biennale – l'ancora giovanissimo leader del Psi compì un passo politico cruciale per il socialismo europeo. “La lezione di Bettino Craxi – spiega De Michelis – fu essenziale a far nascere negli intellettuali l'orgoglio di dichiarare pubblicamente che i totalitarimsi, qualunque colore abbiano, sono aberrazioni. E sono aberrazioni perché negano l'essenza stessa dell'individuo, ovvero la sua libera facoltà di pensare, comunicare, creare.”

La differenza tra il Psi di Craxi e il Pci di Berlinguer, insomma, per Finetti è proprio il rapporto con i dissidenti: tanto i socialisti si batterono per dare al dissenso voce legittima nella polifonia liberale, quanto i comunisti fecero di tutto per impedire a quella voce di essere non solo udita ma addirittura pronunciata.

I regimi tornano – osserva il Sindaco di Venezia – quindi è bene tenere gli occhi e le coscienze aperte, davanti allo scempio di libertà che si fa, impunemente, in troppe parti del mondo, dalla Russia di Putin, al Venezuela di Chavez, dall'Iran di Ahmadinejad  alla Cuba di Fidel Castro.

Il popolo cubano è costretto ad una sorta di “apartheid” – denuncia ancora Franqui – perché il cibo e le cure mediche che Castro fa vedere alle tv occidentali, sono in realtà riservati solo agli stranieri. Ecco, sembra voler dire dello storico cubano, sono questi i dissidenti cubani. Persone normali che puntano il dito contro le responsabilità di un leader che affama il suo stesso popolo.

Se dissenso significa allora libertà, libertà  è ricerca della verità. 

Tra i messaggi intellettualmente più stimolanti lanciati dal Convegno veneziano, quello di Monsignor Rino Fisichella, Rettore della Pontificia Università Lateranense, colpisce per semplicità. “Quella della Chiesa – ha ricordato Fisichella – è la storia di un dissenso che continua da ventuno secoli.”

 “Il problema – ragiona Craxi – è che i governi occidentali non fanno la loro parte.”

Una registrazione audio della manifestazione può essere consultata sul sito della Fondazione Craxi.






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