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Pour un New Deal écologique et économique

Sarkozy all’ONU: “Costruiamo un nuovo Ordine Mondiale”

Il discorso pronunciato il 25 settembre scorso da Nicolas Sarkozyall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, il primo da Presidente della Repubblica, inaugura a tutti gli effetti il nuovo corso della politica internazionale francese.

Solidarietà e fermezza, valori e democrazia: Sarkozy si appella ai paesi dell’Onu perché si assumano la responsabilità di costruire un nuovo ordine mondiale che permetta di sanare le ingiustizie e difendere le vittime della violenza imperante ancora in troppe parti del mondo. “Mi appello a tutti gli stati perché si riuniscano per porre le basi del nuovo ordine mondiale del XXI secolo.” Per il Presidente francese, il nuovo Ordine mondiale dovrà fondarsi“sul principio per cui i beni comuni dell’umanità sono responsabilità dell’umanità intera.”

Per il Presidente francese è dunque tempo di riformare le Nazioni Unite.Ma non solo. “Quello che serve è un vero New Deal su scala planetaria. Un New Deal ecologico ed economico”.

È un Sarkozy che ambisce a ridare ala Francia un ruolo strategico sullo scenario internazionale, collocandola senza esitazione sul fronte democratico dell’Occidente, al fianco degli Stati Uniti, alla guida dell’Europa, e nel gruppo di comando delle organizzazioni internazionali.

È insomma una Francia che insegue la rotta dell’autonomia, ma in una strategia multipolare; una Francia che invoca l’azione assumendosi la responsabilità di aprire la partita del dialogo, impegnandosi in prima linea nella difesa della pace contro le minacce nucleari.”

In questo quadro, per la Francia, l’Onu non è solo un’opzione: è la via obblgata a ristabilire pace e giustizia nelle aree del mondo paralizzate da guerre e regimi violenti. “Non ho mai creduto che l’Onu potesse estirpare la violenza insita nell’uomo – sono state le prime battute del discorso di Sakozy. Ma quello di cui sono profondamente convinto è che, malgrado tutti i suoi limiti, senza l’Onu non avremmo mai potuto mettere termine a conflitti apparentemente insoluibili”.

Il primo passo da fare dunque è prendere atto dell’attuale inefficacia dell’Onu nel controllare e gestire le crisi nel mondo. Quindi intervenire con una profonda riforma che metta l’organizzazione in grado di agire e realizzare la propria missione.

“In un mondo sempre più interdipendente – ragiona il Presidente – l’Onu non deve essere contenuto, ma rafforzato. Per la Francia – continua - la riforma dell’Onu è un’assoluta priorità.”

Le Nazioni Unite devono cioè tornare ad essere il terreno di una responsabilità internazionale cui ogni singolo stato-membro sia vincolato.“Perché se non lo faremo i poveri e gli sfruttati un giorno si rivoleteranno contro l’ingiustiiza che è stata fatta loro”.

 “La debolezza e la rinuncia– sentenzia infatti il Presidente – non sono un aiuto alla pace ma alla guerra.”

E per Sarkozy “non ci sarà pace nel mondo se la comunità internazionale transige rispetto al diritto dei popoli ad autodeterminarsi e rispetto ai diritti umani. Non ci sarà pace nel mondo se la comunità internazionale non avrà la volontà feroce di lottare contro il terrorismo. Non ci sarà pace nel mondo se la comunità internazionale non si troverà unita dalla volontà di finire con la guerra in Medio Oriente, dalla volontà di finire con l’orrore del Darfur, con la tragedia libanese o il dramma umanitaro della Somalia.”

“Voglio dire – conclude Sarkozy nel pesare le parole - che non ci sarà pace nel mondo se la comunità internazionale darà prova di debolezza davanti alla proliferazione delle armi nucleari.”

Nel suo primo intervento all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, dunque la prima preoccupazione del Presidente è schierare la Francia dalla parte degli Usa, ridefinendo il concetto di “fedeltà” nella lingua dell’autonomia.

Sarkozy, condividendo le preoccupazioni dell’attuale Amministrazione Usa, ammonisce l’Onu sulla minaccia alla pace mondiale rappresentata dall’Iran; tuttavia, il nuovo inquilino dell’Eliseo lascia capire di non approvare la strategia degli Usa, rivendicando innanzi al consesso internazionale, il diritto degli alleati fedeli agli Usa, come la Francia, a perseguire una strategia autonoma: “fedeltà non significa sottomissione – conviene Sarko”.

La Francia intende piuttosto mettere questa fedeltà al servizio del dialogo, anche con i nemici degli amici. E sta qui il nocciolo della strategia di Nicolas Sarkozy per ridare alla Francia un nuovo peso nelle relazioni internazionali: condividere gli obiettivi dell’Occidente a guida americana, ma differenziare le voci, assumendosi il ruolo di promuovere e condurre il dialogo, ovvero usare politica e diplomazia, lì dove chiusura e soluzione militare hanno costretto gli Usa in un pantano globale.

“Non si eviterà lo choc delle civiltà – ragiona infatti Sarko – imponendo a tutti i popoli un pensiero ed una credenza unica.” La posizione assunta dalla Francia rispetto al regime di Ahmadinejad è, a tal riguardo, emblematica.

Mentre il nostro Presidente del Consiglio, evitando qualunque accenno al dossier più scottante adesso sul tavolo delle Nazioni Unite, così precipitando l’Italia nell’ormai proverbiale limbo dell’ambiguità al quale la costringe la sua stessa storia, la Francia di Sarkozy si premura invece ad assumersi la responsabilità di denunciare l’urgenza di una posizione occidentale comune, chiara e ferma contro il pericolo Iran.

“L’Iran – ha dichiarato Sarko all’Assemblea generale – ha diritto all’energia nucleare per uso civile. Ma lasciando che l’Iran si doti di armi nucleari, faremmo correre un rischio inaccettabile alla stabilità della regione ed alla stabilità del mondo”.

Sarko parla la lingua del multilateralismo, ma un multilateralismo poco ideologico e molto strategico. Un approccio multilaterale, insomma, che si ispira all’idea di diversità e coesistenza che il Presidnte francese ha imparato a coltivare negli anni trascorsi al vertice del Ministero degli Interni: fermezza contro chi viola leregole, e rispetto per chi condivide e si mantiene fedele ai valori dellademocrazia, della giustizia, dei diritti umani.

La Francia rappresentata dal Presidente  Sarkozy vuole insomma “un Libano indipendente”, “la coesistenza pacifica delle grandi religioni per vincere gli integralismi e i fanatismi.” E vuole che “Israeliani e Palestinesi trovino loro stssi la forza di vivere in pace.” Perche “la pace è possible – insiste Sarko. È possible adesso.”

La nuova Francia vuole insomma che solidarietà e responsabilità vadano avanti mano nella mano per contribuire a sanare le “troppe ingiustizie” che impediscono al mondo di “sperare di vivere in pace.”

Una responsabilità di tutti per la pace nel mondo: questo in sostanza l’appello lanciato alle Nazioni Unite dal Presidente Sarkozy.

“Voglio dire, in nome della Francia, che innanzi? alla volontà di potenza che senza tregua minaccia di rompere l’equilibrio così fragile della pace, la comunità internazionale ha il dovere di opporre la propria unità e la determinazione a far prevalere il diritto.”

 “Contro gli egoismi, contro i fanatismi, contro la violenza, noi abbiamo il dovere di rinnovare l’appello alla coscienza universale (…). Questo appello alla coscienza universale –continua – è un appello alla pace. È un appello all’apertura, è un appello alla diversità. È un appello alla responsabilità. Ed è un appello alla giustizia”.

E giustiza per Sarko significa che “i Palestinesi ritrovino un paese ecostruiscano uno Stato; (…) che il popolo israeliano abbia il diritto a vivere in sicurezza; (…) che il popolo libanese ritrovi la propria libertà; (…) che il popolo iracheno trovi proprio nella sua diversità il cammino della riconcializione e della democrazia. Giustizia è che i paesi in via di sviluppo ai quail si vogliono imporre regole ambientali, mentre i loro abitanti hanno appena da mangiare, siano aiutati ad applicarle. Giustizia – conclude Sarkozy –è che non si possono sfruttare le risorse di un paese senza pagare il giusto prezzo.”

La Francia di Sarkozy irrompe insomma sullo scenario internazionale come la paladina di quel cambiamento - la ormai mitica “rupture” – in nome del quale il nuovo Capo dello Stato sta rifondando la Repubblica.

“Bisogna che le cose cambino che le mentalità cambino, che i comportamenti cambino. È nostra responsabilità. È nostra responsabilità adesso perchè domani sarà troppo tardi, perché altrimenti vedremo risorgere tutte le minacce che credevamo aver scongiurato. (…) La Francia – conclude Sarkozy nel suo intervento al Palazzo di vetro– chiede l’azione, la Francia incoraggia l’azione, la Francia sarà pronta all’azione al servizio della pace nel mondo.”

Il discorso integrale può essere visto video sul sito dell’Eliseo.






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