Il Centre for European Reform, il think tank blairiano dedito allo studio delle questioni politiche ed economiche dell’Unione europea, ha promosso lo scorso Campbell ha riflettuto sull’occasione perduta negli ultimi anni dal governo britannico che, grazie alla forza della sua economia, avrebbe potuto candidare il paese alla leadership dell’Unione. Ed invece, laburisti e conservatori all’unisono, hanno preferito cedere alle ragioni de consenso, scegliendo di non impegnarsi fino in fondo in un dibattito che avrebbe avuto senz’altro i contorni della sfida culturale. Ma, per Campbell, “gli interessi nazionali vengono assicurati meglio da un governo che cerca di massimizzare l’influenza britannica nell’Unione europea e i benefici che ne conseguono.” che non possono che avere una soluzione concertata a livello europeo. Questo tipo di strategia non è “una cessione di sovranità, ma semmai un’estensione”.Campblell non risparmia una critica all’intervento militare in Irak ed all’eccessiva omologazione alla politica estera americana, sostenendo che la Gran Bretagna dovrebbe piuttosto investire nel ritagliarsi un ruolo-guida nell’apparato militare europeo. “La politica estera – ha detto Campbell – non è il posto per l’evenagelismo o l’avventurismo.”“È tempo che la Gran Bretagna cambi politica estera”. E la nuova strategia, per Campbell, è l’Europa, il rafforzamento del suo profilo politico e istituzionale, la ridefinizione della sua legittimità democratica. Un’Europa forte del consenso dei suoi cittadini, diventa il solo interlocutore in grado di incidere sulle scelte degli Usa, rafforzando il legame di amicizia e cooperazione che tiene legati i due campioni del mondo occidentale.
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