Una premessa contestuale può forse rivelarsi utile guida alla lettura. Ed il contesto dice che il Labour è in crisi: di leadership e consensi ma anche di strategia. Nella lotta intestina per il vertice di Downing Street si consuma in realtà anche una resa dei conti tra le anime radicali (rappresentate da alcuni think tank, come Compass), che vorrebbero un partito strategicamente ed idealmente a sinistra, e quelle più convintamene centriste, liberali, modernizzatici. La facciata è quella dello scontro Blair-Brown. Ma l’essenza è più profonda, poiché Brown non rappresenta affatto la sinistra di Blair. Progress questo lo dice e lo scrive da tempo. E da tempo sottolinea quale devastante errore sarebbe per il Labour tornare ad occupare lo spazio politico di sinistra, lasciando ai conservatori il campo dell’innovazione centrista.
“Il Labour - “I progressisti – ammonisce ancora l’autore – dovrebbero accogliere il principio di una maggiore reciprocità (…) nel contratto tra Stato e cittadino. Contratto che non ha un valore meramente punitivo essendo piuttosto il suo fine quello di fare in modo che lo Stato permetta agli individui di assumere il pieno controllo delle proprie vite.”Il banco di prova di questa nuova formulazione del ruolo statale sono i servizi pubblici.
“Non devono essere i cittadini ad adattarsi ai servizi pubblici – scrive Taylor – ma i servizi che si adattano alle esigenze, alle scelte ed alle opinioni degli individui e delle comunità.”La riforma dei servizi pubblici deve quindi essere indirizzata verso l’attribuzione di maggiori poteri ai cittadini, nel senso di attribuire alla “choice” ed alla “voice” il potere di incidere fattivamente nel processo di miglioramento continuo cui il servizio pubblico è soggetto. “Nel suo antagonismo al mercato – osserva l’autore - la sinistra non riesce a vedere il potenziale progressista che deriva dall’attrezzare i cittadini del potere di scegliere, un potere basato esclusivamente sui diritti di cittadinanza. E sbaglia, secondo l’autore, chi stigmatizza questa strategia come penalizzante i più deboli perché le classi più agiate godono già di un’effettiva capacità di scelta che è invece negata ai meno abbienti. Dare potere ai cittadini significa invece proprio riuscire a dare poteri nuovi a chi non li ha ancora.
Si tratterebbe, per dirla con Taylor, di superare il devastante dilemma della politica progressista del XX secolo, un dilemma nato dalla contrapposizione “tra i sostenitori dell’eguaglianza attraverso la redistribuzione delle risorse e i sostenitori dell’empowerment attraverso la dispersione del potere. Tra