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The Hamilton Project


Da queste considerazioni nasce l’Hamilton Project. Promosso dalla Brookings Institution, tra i più prestigiosi ed antichi think tank liberal di Washington, il Progetto coinvolge accademici, politici, economisti di area democratica e si propone di formulare un approccio innovativo, empirico, non dogmatico agli interrogativi sul futuro della società americana.

Peter Orszag  l’Hamilton Project deve il nome ad il quale riteneva che la crescita dell’economia americana fosse trainata dalla diffusa opportunità di avanzamento sociale dei cittadini. Dal mercato, quindi, ma con uno Stato forte che incoraggiasse e favorisse il giusto orientamento delle sue forze propulsive. Da qui, i principii su cui si fonda il Progetto: il benessere economico di un paese si misura con il grado della sua economia diffusa, della sicurezza economica dei suoi cittadini, dell’efficacia del governo nel compiere investimenti nei settori strategici alla crescita e allo sviluppo.

  trasversale capace di adottare approcci e soluzioni condivise in nome di un sommo obiettivo comune: il benessere degli States.

  policy che garantiscano la sicurezza economica come volano della crescita e non suo freno perché un individuo economicamente sereno sarà più libero di assumersi i rischi dell’intraprendere e quindi di creare ricchezza per sé e l’economia nazionale. Certo, nei paesi europei un eccesso di protezione pubblica ha finito con lo scoraggiare il rischio e mitigare gli incentivi all’impresa ed al lavoro ed è per scongiurare queste derive paternaliste che, si sottolinea nel Project, va attentamente valutato non solo come ma anche quanto si investe in sicurezza.Il mercato, pietra miliare dello sviluppo, deve quindi essere orientato dall’intervento pubblico là dove necessario a favorire la crescita e correggere le distorsioni. Il mercato da solo non sarà infatti mai orientato ad investire in formazione, in infrastrutture e ricerca scientifica: “lo Stato – recita il manifesto programmatico del Project - deve assicurare regole eque, trasparenti ed acessibili a tutti.” Ed in un mondo flessibile che impone efficienza, l’intervento pubblico dovrà fare in modo che la sua azione sia efficace a promuovere il potenziale di crescita che cambia con il cambiare della società. Lo Stato deve quindi saper riformare sé stesso, ottimizzare i suoi costi ed agire nel mercato solo con l’obiettivo di minimizzare i rischi senza la velleitaria pretesa di poterli eliminare. Ed i costi di uno Stato efficiente che esercita un ruolo strategico dovranno essere pagati, responsabilmente, da tutti gli attori sociali perché non siano addossati alle generazioni future.

L’analisi dell’economia americana da cui muovono gli studiosi dell’Hamilton Project 

Le aree su cui il Progetto intende elaborare le proposte, i pilastri su cui si incentra la sua azione sono: Istruzione e lavoro; Innovazione e infrastrutture; Risparmio e previdenza; Efficacia amministrativa.

Istruzione e lavoro  a rendere centrale il ruolo della formazione quale strumento per vincere la competizione globale. Fuor di retorica, i due paper già pubblicati, Identifiyng Effective Teachers Using Performance on the Job (di The Center for American ProgressHarvardDartmouth e (di PrincetonPrinceton) 

Innovazione e infrastrutture. Si parte da un dato: gli investimenti in ricerca e sviluppo garantiscono un ritorno stimato tra il 20 ed il 30%.  

. La fiducia nel futuro deriva dalla sicurezza garantita dalle condizioni economiche del presente. William G. Gale, ; Jonathan Gruber, ; Peter R. Orszag,  

. L’idea è che il governo debba agire efficacemente, adottando interventi volti a risultati concreti, nei limiti delle risorse e dei mezzi disponibili. Governo efficiente e libero mercato si integrano a vicenda nel dare vita ad una forte e duratura crescita economica. Il Progetto si propone di formulare proposte per migliorare la produttività e l’efficienza dell’amministrazione; riadattare l’azione di governo alle esigenze del nuovo contesto; riformare i regolamenti governativi in modo da poter guidare le imprese private senza abusi; ridurre la spesa corrente in modo da mantenere l’equilibrio di bilancio. Si affronta ad esempio la questione del patrimonio pubblico, un enorme ricchezza spesso improduttiva e non più adeguata alle esigenze per cui era stata originariamente accumulata. Il Progetto si propone quindi di avanzare proposte per introdurre una gestione manageriale dei beni dello Stato individuando gli asset da dismettere perché non più strategici. Tra le proposte, uno studio elaborato dalla McKinsey & Company volto ad introdurre criteri di gestione e valutazione dell’efficienza della macchina burocratica. Sul fronte dell’efficienza normativa nella regolamentazione dell’impresa privata, si individua nel bilanciamento dei rischi il criterio cui improntare l’iniziativa normativa.

 

In Italia il pregiudizio idelogico rimane lo sport nazionale. L’individuazione dei problemi ed il modo con cui affrontarli rimangono, nel nostro paese, ancorati ad approcci schematici tanto inadeguati ai tempi da risultare talvolta persino paralizzanti. Anche nella vecchia Europa, come negli Stati Uniti della Terza Via ed, ora, dell’Hamilton Project, gli esempi di lungimirante innovazione nelle categorie della politica non mancano: dal New Labour di Tony Blair alla flexicurity dei paei scandinavi, l’approccio non-ideologico si è dimostrato essere il solo capace di individuare i problemi che minano questa indecifrabile era globale nella quale abbiamo la ventura di vivere e di proporne razionalmente le soluzioni più felici.  

Per ulteriori info sull’Hamilton Project, consultare il sito



Link esterno: www1.hamiltonproject.org

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