Con le risoluzioni dell’Onu n. 1368 e n. 1373, approvate dopo gli attentati dell’11 settembre, si è definito irrevocabilmente il diritto di uno Stato a difendersi da attentati di tipo terroristico, considerati minacce alla pace ed alla stabilità mondiale.Tra le responsabilità dell’Iran, quella maggiormente sotto i riflettori della comunità internazionale è la violazione del Trattato di Non –Proliferazione Nucleare (TNP) il quale, all’articolo 2 impedisce agli Stati che lo hanno sottoscritto di cercare di procurarsi assistenza per la produzione di armi nucleari e impone che materiali fissili e siti di produzione vengano aperti agli ispettori dell’AIEA.
Nel paper Amidst a Diplomacy of HateVi è tuttavia da notare – rimarca il rapporto dell’Asian Century Studies – come il Pakistan rappresenti un pericolo assai più temibile dell’Iran, in quanto non solo già in possesso di armi atomiche ma perché costituisce nei fatti una minaccia, temibile ed incombente, per i paesi nemici.
Sebbene quella di considerare inevitabilmente l’Iran come una minaccia per la pace mondiale, sia la posizione dominante nell’Amministrazione Bush, una interpretazione diversa viene offerta da chi –studiosi ed esperti, esclude non solo l’interesse dell’Iran ad attaccare Israele ma addirittura a prefigurarne un ruolo di garanzia nella regione nel momento in cui dovessero costituirsi due Stati indipendenti in Palestina e Israele.
nche se non vogliono uno scontro militare, USA e Inghilterra potrebbero comunque rendersi responsabili nel determinarlo, dal momento che è improbabile che l’Iran accetti di retrocedere dall’acquisizione di una tecnologia e di una capacità autonoma di arricchimento dell’uranio.”
La cosa migliore da fare per risolvere la crisi iraniana per via diplomatica, secondo Austin, è il coinvolgimento del Sud Africa, come già proposto dall’Iran stesso nel 2005.